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sabato 17 dicembre 2011

L'invidia

INVIDIA PER I CATTOLICI

L'invidia è considerata il peggire dei sette vizi capitali, forse perché include in se l'odio, il furto, il tradimento, la bramosia ed infine anche l'omicidio.
L’invidia è uno dei primi sentimenti dell’uomo. Sin dai primordi della creazione l’uomo ha convissuto con questo impulso. Caino, primogenito di Adamo, è il primo esempio di uomo invidioso. “Il Signore guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo viso era abbattuto" (Genesi 4:4-5). Caino invidiò Abele, il cui sacrificio era stato gradito da Dio, invidiò, cioè, il favore di Dio che non aveva ottenuto e che volevo conquistare.

Giuseppe è invidiato dai fratelli che lo vendettero come schiavo, Saul invidiò i successi di Davide, i Farisei invidiarono Gesù e lo diedero in mano ai Romani perché lo condannassero a morte.
Del resto la Bibbia non allude velatamente all’invidia, ne fa esplicita condanna:”Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il servo, né la serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo” (Esodo 20:17).

E’terribile la punizione che spetta a queste anime. Per la legge del contrappasso, sono punite con la cuciture delle palpebre, allo stesso modo in cui anticamente si faceva con lo sparviero a cui per addestrarlo veniva effettuata l’accigliatura, cioè gli venivano cucite le palpebre. Queste anime quindi non solo non possono vedere, sono anche ostacolate nel pianto, poichè le lacrime non defluiscono dal sacco lacrimale in quanto impedite dalla cucitura.

INVIDIA PER L'EBRAISMO

Nell’Ebraismo si compie per cosi dire un’opera di “prevenzione” nei confronti dell’invidia. In primo luogo è noto per il credente che quanto compie atti non ritenuti conformi alla sua fede, la colpa di questo peccato potrebbe ricadere su di un altro individuo appartenente alla sua religione. Infatti il credo religioso ebraico è basato sull’idea che ogni individuo è responsabile di un altro individuo. Una delle preghiere quotidiane degli ebrei consiste nel chiedere perdono di tutti i peccati esistenti, elencandoli in ordine alfabetico, il che consente di giustificarsi anche per quelli non compiuti, ma che comunque potrebbero coinvolgere il credente. Il sentimento dell’invidia definito come “sentimento di avversione, di malevolenza, di ostilità che porta a desiderare il male altrui”, viene prevenuto anche con l’aiuto del nucleo familiare che cerca di crescere ogni generazione nel rispetto degli imperativi biblici e religiosi. E’ poi assoluto il biasimo della comunità nei confronti dell’invidioso, questo è ovviamente un fattore che scoraggia l’invidia, rendendola inefficace nella sua esternazione.

INVIDIA PER L'ISLAM

Nell’Islam esiste una curiosa situazione, nel senso che coloro che abbracciano la fede islamica, non possono invidiare, ma sono solo invidiati. L’individuo viene istruito ad accettare i suoi limiti e le possibili diseguaglianze nel mondo terreno. Come si può invidiare qualcuno che non per suo volere, ma per volere di Allah è l’invidiabile?
"Guai dall'invidia! L'invidia consuma le opere di bene come il fuoco consuma la legna." (Abu Daud n° 4903)

INVIDIA PER IL BUDDISMO

La filosofia buddhista la considera uno dei fattori mentali (cetasika) che possono associarsi allo stato mentale (citta) dell'odio.
L'invidia implica un formidabile spirito critico che può essere utilizzato costruttivamente. Il suo contrario, nell'insegnamento buddista, è mudita, un atteggiamento congratulatorio che consiste nell'apprezzare i successi e le qualità degli altri. Per disinnescare l'automatismo dell'invidia, la prima cosa da apprezzare — secondo i maestri buddisti — è proprio questa poderosa facoltà critica che, se rivolta a se stessi invece che agli altri, diventa un eccellente strumento di autoconoscenza. In pratica si tratta di impiegare la facoltà critica per osservare le proprie tendenze innate allorché si manifestano nella vita quotidiana, invece di estrofletterla per giudicare gli altri e paragonarsi a loro.
 Nella meditazione vipassana i turbamenti dovuti all'invidia (o alla gelosia, alla rabbia, all'odio, al rancore ecc.) vengono trattati come semplici senzazioni, poiché come senzazioni li percepiamo. Non si tratta di pensare all'invidia, alla gelosia ecc. ma di toccare il sentimento che avvertiamo, esplorando il sintomo che ce lo rivela, accettandolo e vivendolo così com'è, senza cercare di modificarlo o allontanarlo. Commutando l'attenzione dal pensare al sentire, tocchiamo la sensazione originata dal turbamento e, mantenendola nel corpo, ci rendiamo conto che è mutevole, in continuo divenire e non così solida e duratura come ce l'eravamo rappresentata allorché la evadevamo, disconoscendola e contemporaneamente continuando a ricrearla compulsivamente col pensiero ripetitivo. Realizziamo che il pensiero precede il turbamento, che ne è la causa, l'origine. Verifichiamo di prima mano che il turbamento nasce nella mente e nella mente finisce.

martedì 30 agosto 2011

La lussuria

La lussuria secondo i cristiani evangelici pentecostali.
Osservato superficilamente, il peccato di impurità non appare brutto né venefico. Esso si presenta sotto le spoglie della bellezza, della perfezione, della desiderabilità. Non c'è nulla che lo renda repellente. Ma la Bibbia afferma che: " Ma chi commette un'adulterio è privo di senno; chi fa questo vuole rovinare sé stesso. Troverà ferite ed ignominia, e l'obbrobrio suo non sarà mai cancellato"(Proverbi 6.32,33).

Dio detesta la lussuria. E' un peccato che ha fatto cadere le nazioni e continua a contaminare e sconvolgere la santità del focolare domestico. Esso impedisce la salute e lo sviluppo della personalità, causando l'impotenza spirituale di molti. Esso ha rovinato molte famiglie, lasciando senza un focolare migliaia di fanciulli innocenti e facendo naufragare le speranze di un brillante domani di tanti giovani.

La lussuria è uno dei peccati più rivoltanti, perché travia e deforma uno dei più preziosi doni fatti da Dio all'uomo, l'amore, facendone qualcosa di bestiale. Ma nonostante la sua bruttura è l'arma di cui il nemico delle nostre anime si serve prevalentemente. L'impurità gode indubbiamente di una migliore pubblicità della purezza. La massa considera l'impurità come una manifestazione di abilità. Questa è la maggiore truffa che il demonio abbia mai compiuta ai danni del genere umano.

La lussuria, è una delle armi più affilate del diavolo per la distruzione delle anime ed egli continua a servirsene con efficacia sin dall'alba della creazione.
Una rinomata scrittrice americana in un'articolo intitolato "Sono stanca del sesso" esponeva il suo disgusto al vederlo esposto dovunque.

Vi sono ben tre aspetti del peccato di lussuria che la Bibbia mette in luce: Primo, il peccato d'impurità lascia i suoi segni. Quando l'uomo diviene proprietà del peccato è inevitabile che i segni siano evidenti su lui. Il secondo aspetto è l'immoralità, cioè nella perversione in ciò che è contro natura. Ma i segni esteriori sono ben poca cosa al paragone di quelli che la lussuria lascia sulla personalità e sull'anima. Complessi di colpa e cattiva coscienza vengono forgiati sul fuoco della passione lussuriosa, e malsane pratiche d'impurità causano fobie che allarmano perfino i nostri più abili psichiatri. Ma v'è ancora peggio, la lussuria contamina l'anima. In Galati 5.19 la Bibbia dice: "Or le opere della carne sono manifeste , e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza". La Bibbia insegna anche che la lussuria è il risultato della ingannevolezza del peccato; essa insegna che "non v'è alcuno che faccia del bene, neppure uno" (Salmo 14.3) , che l'intera razza umana è stata lordata dalla malattia del peccato, e che quelli che ne sono colpevoli non erediteranno il regno di Dio. La lussuria delude ed inganna. Nell'epistola di Paolo a Tito 3.3 egli dice: Poiché anche noi eravamo una volta insensati, ribelli, traviati, servi di varie concupiscenze e voluttà...". In Giovanni 8.34 la Bibbia afferma che: "Chi commette il peccato è schiavo del peccato".

Nella Bibbia c'è scritto che solo Cristo Gesù può fare una sola cosa nei confronti del peccato in genere e quindi anche della lussuria, Egli non lo condona, né lo condanna, lo perdona. In Giovanni 3.17 si legge che "Iddio non ha mandato il suo figliuolo nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui."
Cristo Gesù, mori' sulla croce per la lussuria, oltre che per gli altri peccati, lussuria che non è altro che un sintomo del peccato originale, e solo accettando Cristo nella propria vita Dio perdonerà ogni peccato che si sarà commesso, anche la lussuria.

lunedì 25 luglio 2011

La lussuria

Che cos’è la lussuria? Il termine “lussuria” deriva dal latino “luxuria” (esuberanza, lusso, sfrenatezza), ma non si riferisce tanto a abbondanza di beni materiali, ma a un desiderio ardente per ciò che è sessualmente proibito.
La lussuria, dice il vocabolario, è uno sfrenato impulso ai piaceri sessuali, la pratica smodata di tali piaceri. Sinonimi sono: la lascivia, la libidine, la dissolutezza, l’impudicizia, la depravazione, la carnalità, la sensualità, la concupiscenza. I peccati del lussurioso sono il turpiloquio (il “parlare sporco”, l'infedeltà coniugale, la depravazione e la violenza, l'egoismo, lo scandalo.
La lussuria crede che il sesso sia la via per la felicità, e più sesso si faccia, e più felici si sia.
Tipica della degradazione dell’essere umano. La lussuria è il primo sintomo di una società decadente e di una personalità degradata. Questo è evidente fin dai primi racconti biblici. Fin dal tempo del diluvio essa è un fenomeno tipico della degradazione umana. Al tempo di Abrahamo troviamo come molti guardassero, con ammirazione e cupidigia, sua moglie, desiderandola per loro stessi. Le città di Sodomia e Gomorra, in Genesi 18, erano centri di lussuria organizzata. Non solo abbondava la promiscuità sessuale, ma, in questo caso, essa aveva superato ogni limite e scrupolo. Nel libro della Genesi, ne vediamo un chiaro caso quando la moglie di Potifarre (Ge. 38,39) cerca di sedurre il giusto Giuseppe, e quando lui rifiuta di unirsi a lei nel peccato, questa si vendica, accusandolo di violenza carnale e facendolo incarcerare per molti anni. La lussuria è un peccato molto antico.
i cattolici:
Tra tutti i vizi, quello della lussuria è il più difficile da correggere per le enormi difficoltà che si incontrano in quanto la natura umana, ferita dalle conseguenze del peccato originale, porta impresso il segno della concupiscenza che provoca il sovvertimento dei sensi.

Sant'Agostino nelle Confessioni paragona la lussuria ad una «regina crudele che stende il suo scettro dominatore» per soggiogare la mente e il cuore dei viziosi. La lussuria circuisce persone di qualsiasi condizione sociale, di ogni età ed è il vizio più comune, perché l'istinto sessuale è innato nell'uomo e nella donna. Il piacere, però, è un mezzo donato da Dio per procreare; diventa un male e quindi provoca disordine quando «il desiderio ed il godimento avvengono fuori del matrimonio o anche nel matrimonio in modo da evi­tare la prole». La lussuria, che si esplica in diverse forme, cerca abitual­mente le soddisfazioni della carne; perché trascina nelle passioni che sca­tenano i bassi istinti.

La donna, ad es., è vista solo come mezzo per sfoga­re il desiderio. La lussuria causa molteplici altri mali come l'infedeltà, l'egoismo, lo scandalo, l'abbandono delle pratiche religiose, l'avversione a Dio, il disgusto per le cose pure e sante. Inoltre precipita in basso, detur­pa l'immagine di Dio nell'uomo ed opera un rovesciamento dell'ordine stabilito dal Signore, in quanto il corpo non è soggetto all'anima e la con­cupiscenza non è soggetta alla ragione, ma è viceversa.

L'istinto sessuale, invece, deve obbedire allo spirito ed assecondare lo scopo del matrimo­nio che è quello della procreazione; non può andare contro il fine per il quale Dio ha creato i due sessi. Purtroppo, nessun peccato arriva in modo così rapido a diventare un vizio come la lussuria, che provoca danni incal­colabili perché insidia la salute, sfigura l'anima e il corpo, ottenebra 1'intelligenza, sfibra la volontà, sottrae il gusto per le cose spirituali, sop­prime il sentimento religioso.

Oltre alla perdita della Fede questo vizio può condurre anche all'impenitenza finale, come avvenne per Lutero il quale, alla compagna che voleva tornare sulla retta via, così si espresse: «È troppo tardi, il carro è troppo affondato nel fango e questo tenore di vita non si cambia». Gli altri guai che causa la lussuria sono i matrimoni infelici, le divisioni, le unioni irregolari, i figli abbandonati, gli interessi calpestati, le carriere spezzate, le discordie che accrescono dissidi. Dio punisce la lussuria e, poiché Egli è Spirito Purissimo, disapprova chi si rotola nel fango perché contamina il corpo che Lui ha creato, insieme all'anima, a Sua immagine. Il Signore non resta indifferente nei confronti dei lussuriosi e, poiché la lussuria è il vizio dei sensi, Egli la punisce in modo particolare. Infatti, i vizi capitali non sono giudicati e condannati tutti allo stesso modo.

Mentre la superbia, l'invidia, l'accidia e l'avarizia sono vizi che circuiscono i moti dell'anima, la gola, l'ira e la lussuria circuiscono il corpo e facilmente sprofondano l'uomo nel degrado.

La lussuria causa assiduamente il peccato mortale, al contrario degli altri sei vizi che possono causare peccato veniale. Tutti costoro, però, sono vizi sommamente pericolosi, perché sono in grado di rendere l'uo­mo schiavo di passioni che difficilmente si riescono a sradicare ed indu­cono a trasgredire i Dieci Comandamenti.

Con la lussuria, infatti, si in­frangono il sesto e nono Comandamento. I rimedi per eliminare questo vizio sono efficaci se si è animati dal proposito di fuggire le occasioni del peccato, di mortificare i sensi e gli affetti illeciti o disordinati, di evitare l'eccessiva familiarità con persone dell'altro sesso, di praticare la castità. La castità è una virtù che tutti devono esercitare, anche se non obbliga tutti alla stessa maniera.

È una virtù difficile per l'impegno che richiede continuamente, ma dona all'anima e talvolta anche al corpo una luce su­periore. La castità è una virtù eroica, perché per conservarla bisogna lot­tare e sottoporsi ad una specie di martirio; per questo essa è la più com­pleta tra le virtù, perché santifica il corpo e l'anima. La castità, derisa oggi dal mondo corrotto, è poco stimata, poco raccomandata, ma è una virtù che preserva l'uomo dal pericolo di dannarsi e dal contagio di gravi malattie.

La preghiera, la Santa Comunione, la confessione, la mortifica­zione, l'istruzione religiosa, la guida spirituale, mettono in condizione di contrapporre ai sette vizi le sette virtù, e non ci sono altri elementi in grado di farlo. L'aiuto del sacerdote, i mezzi spirituali, il soccorso del Signore e un grande sforzo personale, quindi, sono in grado di estirpare la radice di questo vizio da cui ne derivano tanti altri.

L'Islam
Ritengo che questo argomento sia molto spinoso e controverso per alcune religioni. Non essendo io Mussulmana, ho fatto una ricerca sull'argomento ma non ho trovato nulla di certo, solo pareri. Quindi ho deciso di lasciare vuoto questo spazio in attesa che qualcuno informato, passando di qui, decida di aiutarmi. Ringraziando fin da ora chi vorrà tendermi una mano, resto in attesa.

L'Induismo
Nell'induismo esiste una via morale iniziatica che si basa sulla lussuria, il Kama Sutra.(Ndr. Argomento troppo piccante per approfondirlo in questa pagina.)

lunedì 13 giugno 2011

L'avarizia-parte seconda


L'avarizia secondo la dottrina evangelica pentecostale
Qualcuno diceva: "Se volete sentirvi infelice, pensate a voi, a quello di cui avete bisogno, a quello che vi piace, al rispetto che la gente vi dovrebbe, ed allora nulla sarà puro per voi. Guasterete ogni cosa che toccate. Da ogni cosa buona ne ricaverete desolazione. Sarete infelice nella misura nella quale lo vorrete". In Romani 1.29 la cupidigia viene posta sullo stesso piano degli altri peccati più perversi, ed in Romani 13.9 essa viene accomunata all'assassinio, all'impudicizia e al furto. Questo peccato che ha ostacolato lo sviluppo spirituale di tante persone pur apparendo tanto innocuo, viene considerato nella Bibbia come uno dei più gravi strumenti di satana. Infatti la Bibbia giunge fino ad avvertire che nè gli avari, nè i rapaci erediteranno il regno di Dio (1 Corinzi 6.10). Essa insegna che la cupidigia è peccato.

A volte si può tenere una moneta tanto vicina agli occhi da permetterle di nascondeerci la vista del sole, e l'amore del danaro può invadere il nostro cuore tanto da metterne fuori Dio. In quest'epoca materialistica, la passione consumante per il guadagno materiale ha fatto dimenticare a milioni di persone le parole di Gesù contenute nel vangelo scritto dall'apostolo Marco al capitolo 8.36: "E che giova egli all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua ?".

L'amore per il danaro corrode il cuore dell'uomo, guastandone la felicità e mettendolo in guerra contro il suo simile. La bramosia di una nazione per il territorio di un'altra ha scatenato innumerevoli volte la guerra ed il saccheggio, ai danni di popolazioni innocenti. La schiavitù, la sofferenza, la miseria e la morte che accompagnano questa piaga del genere umano sono il frutto dell'avarizia. La cupidigia e l'avarizia sono grandi peccati e noi siamo tanto preoccupati di guadagnare denaro da non avere tempo per le pratiche spirituali. Essere ricchi non è peccato, se lo si è diventati onestamente Dio ci considererà amministratori di ciò che Egli ci ha dato. Ma se esse riescono a soffocare la parte spirituale della vita dell'uomo, allora sono divenute peccato, facendo apparire l'uomo povero e misero agli occhi di Dio.

mercoledì 1 giugno 2011

L' avarizia- parte prima


L'avarizia secondo la dottrina evangelica pentecostale
L'avarazia, parente più prossima della cupidigia, è probabilmente causa di mali maggiori di tutti gli altri peccati. Infatti in 1 Timoteo 6.10 è scritto: "Poiché l'amore del denaro è radice di ogni sorta di mali".
L'avarizia ha spinto gli uomini al furto, alla violenza, alle malversazioni, alla maldicenza ed all'assassinio.

Fatta questa breve introduzione, che non vuole assolutamente sminuire quella che Galadriel ha fatto in maniera esaustiva, ma bensì vuole solo unirsi a quanto postato precedentemente, Andiamo a vedere insieme qualle dottrina si professa in ambito evangelico ed in particolar modo in quello pentecostale.
In Genesi 3.9 si legge che "la donna vide che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi, c'era bello a vedere, e che l'albero era desiderabile per divenire intelligente; prese del frutto e ne mangiò..."
Questo peccato è parte dell'uomo naturale come la respirazione.

Dall'infanzia alla vecchiaia esso motiva le nostre azioni e plasma il nostro comportamento. La cupidigia!
Definiamola pure una variante dell'avarizia in senso lato del termine, ma sempre peccato è.
Infatti esso peccato si è introdotto prepotentemente nella nostra ideologia etica. Frasi come "la conservazione è il primo istinto dell'uomo" oppure "l'istinto di protezione è il primo istinto della vita" non sono che adagi dettati dall'avarizia.

Il giardino di Eden era un luogo di indescrivibile bellezza, finché in esso non s'insinuò il peccato dell'avarizia, dopo di che esso non fu altro che una lugubre palude, intorno alla quale roteava la spada fiammeggiante della condanna Divina.
La vita non può mai essere santificata dalla felicità dell'Eden e l'uomo non può mai conoscere la comunione con Dio, se non trova la vittoria sul nefasto peccato della cupidigia e dell'egoismo. Nessun peccato può privare cosi completamente la vita della sua bellezza e radiosità, come l'avarizia.

Esaminando a fondo le pagine della Bibbia, noteremo gli strascichi di abietta miseria lasciati da questo mortale peccato lungo tutta la storia dell'umanità. Un'insana passione di guadagno spinse il re Achab a desiderare la vigna di Naboth ed infine ad uccidere per raggiungere il suo fine. Ma la voce di Dio gli giunse con le parole: "Nello stesso luogo dove i cani hanno leccato il sangue di Naboth, i cani leccheranno pure il tuo di sangue" ! Re 21.19.

L'avarizia ci domanda dapprima l'anima e quindi suggella il nostro destino.
L'avarizia cerca nella vita più di quanto le è dovuto. Essa inganna, ruba, uccide, e calunnia pur di soddisfare i propri desideri. La Bibbia insegna che noi nasciamo con il peccato dell'avarizia in noi. In Geremia 6.13 leggiamo: "Perché dal più piccolo al più grande, sono tutti quanti avidi di guadagno".

I bambini nascono con una natura egoista, e piena di brame e benché non possano esprimere con la parola le loro richieste, riescono tuttavia a fare conoscere i loro desideri.
Fino a quando il ritornello del figliuol prodigo fu " dammi", gli toccarono in sorte miseria, bisogno, solitudine e fame, ma quando esso si mutò in una richiesta di perdono, egli venne a trovarsi nell'amore, nell'agio e nell'abbondanza.

lunedì 30 maggio 2011

L' avarizia

L'avarizia è la scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede
L'avaro è colui che, avendo il cuore attaccato alle ricchezze, è tutto dedito a ricercarle e ad accumularle, anche a danno dei più indispensabili bisogni. Le ama in se stesse, ostinandosi passionalmente a custodirle. Esse sono diventate la sua sicurezza, la sua gioia, il suo Dio.
Naturalmente c'è una gradualità pure in questo vizio: si va dalla semplice spilorceria fino a una specie di idolatria del denaro, come si è detto prima.
Il timore continuo di vedersi strappare l'oro conquistato è l'apprensione tipica dell'avaro.
Diciamo subito però che l'avarizia non riguarda solo il denaro (esistevano gli avari anche prima che fossero inventate le monete) ma tutto ciò che pensiamo ci appartenga. Per esempio, siamo ben muniti di tempo, una preziosa moneta che pensiamo solo a monetizzare per i nostri interessi. Abbiamo ricevuto in dono delle grazie straordinarie come l'intelligenza, l'acume, la vigoria del fisico, ecc. ma le gestiamo con uno spirito di proprietà. Quando l'individuo se ne vede spogliato, si sente smarrito e si lamenta, come se fosse stato privato del suo Signore. Questo vale maggiormente quando si parla di facoltà spirituali; se, grazie a Dio, riceviamo la possibilità di gustare uno dei mezzi che Egli ci mette a disposizione per meglio comprendere il senso della vita, e per potenziare l'aiuto che dobbiamo al nostro prossimo, subito lo accaparriamo, volendo dimenticare il fine cui è votato.
Così l'avaro dimostra di non amare il suo Creatore, ma i suoi doni: è un'anima ancora avvolta nei desideri del proprio io inferiore.
Perché l'avarizia è annoverata tra i vizi capitali? Proprio perché, come gli altri sei, è càput (capo, origine) di vari malanni dello spirito. Essa genera insensibilità di cuore, inquietudine nel possesso, ingratitudine, pigrizia, frode e altri soprusi.

I Buddhisti credono che l'avarizia sia basata su una scorretta associazione tra benessere materiale e felicità. Essa è provocata da una visione illusoria che esagera gli aspetti positivi di un oggetto.
Il Buddha ha insegnato: «Conquistate l'ira con l'amore. Conquistate il male con il bene. Conquistate l'avaro con il dare. Conquistate il bugiardo con la verità». «Tutti tremano di fronte al bastone. La vita è cara a tutti. Tutti hanno paura della morte. Paragonando gli altri con se stesso, uno non dovrebbe né colpire né causare il colpire» (Dhammapada - Danda Vagga - 129).
Quali sono allora le cause principali della felicità e della sofferenza? Noi buddhisti crediamo nella legge di causa ed effetto, il karma. Qualsiasi esperienza abbiamo, esterna od interna, dipende dall'accumulazione di impronte di azioni fatte in vite precedenti.
La vera causa dei problemi che l'umanità sta affrontando è la nostra mancanza di disciplina e di realizzazioni spirituali. In particolare, in quest'area degenerata, quando l'atmosfera del mondo è così densamente negativa e le condizioni esterne sono più favorevoli ad un comportamento errato e alla distrazione, non avere la protezione della conoscenza spirituale significa trovarsi totalmente indifesi di fronte alla mente negativa.
Non possiamo aspettarci che il sentiero spirituale sia facile o che sia veloce. Tuttavia con uno sforzo persistente e costante, e una mente chiara e inquisitiva possiamo riuscirci. Perché il sentiero spirituale è una valida soluzione ai problemi dell'esistenza? E veramente possibile eliminare da noi stessi le forze che provocano la sofferenza e in questo modo contribuire anche alla pace nelle nostre famiglie, nella società in cui viviamo e nel mondo intero? e analizziamo la natura della felicità possiamo vedere che essa presenta due aspetti: la gioia immediata o temporanea e la felicità ultima o definitiva. Le gioie o piaceri temporanei includono tutto ciò di cui l'uomo gode in questa vita: belle case, vestiti, buon cibo, compagnie piacevoli, conversazioni interessanti ecc.
È vero che queste condizioni esterne contribuiscono in parte al benessere dell'uomo, ma non sono in nessun modo la causa esclusiva e neppure la causa principale della sua felicità. Anche in assenza di condizioni esterne favorevoli si può essere felici e in pace. Non è neppure così certo che la presenza dì tali circostanze sia garanzia di felicità


I Musulmani

Evitate l’avarizia perché essa ha distrutto i vostri antenati, incitandoli a spargere sangue tra di loro e a trasgredire le regole.”
“Coloro che si preservano dalla loro stessa avidità, questi avranno successo.” [Al-Hashr, 59:9]
“Quelli che di giorno o di notte, in segreto o apertamente, danno dei loro beni, avranno la ricompensa presso il loro Signore, non avranno nulla da temere e non saranno afflitti.” [Al-Baqarah, 2:274]

“A chi sarà stato generoso (fa carità) e timorato e avrà attestato la verità della cosa più bella, faciliteremo il facile (spianeremo a lui la strada del facile, della bontà); a chi invece sarà stato avaro e avrà creduto di bastare a se stesso e tacciato di menzogna (e ha smentito) la cosa più bella, faciliteremo il difficile (spianeremo per lui la strada del male, delle difficoltà, della miseria).” [Al-Lail 92: 5-10]

Spiritualismo 
Un nome o un sostituto per il giusto termine Sanscrito esoterico, dato ai nostri 'nemici interiori', che nella filosofia esoterica sono sette. La primitiva Chiesa Cristiana li chiamava 'i sette Peccati capitali', gli Gnostici Nazareni li chiamavano 'i sette Stellari di disposizioni malefiche' e così via. Gli insegnamenti exoterici Indù, parlano soltanto dei 'sei nemici' e sotto il termine di Arishadwarga li enumerano come segue : 1) Desiderio personale, lussuria o ogni passione (Kama); 2) Odio o malvagità (Krodha); 3) Avarizia o cupidigia (Lobha); 4) Ignoranza (Moha); 5) Orgoglio o superbia (Mada); 6) Gelosia, invidia (Matcharya); tralasciando il settimo che è il 'peccato imperdonabile', e in occultismo il peggiore di tutti ( Teosophist, maggio 1890, p.431 ).

lunedì 23 maggio 2011

La superbia-parte quarta


La superbia secondo la dottrina evangelica pentecostale
La superbia sociale.

Vi è dunque l'orgoglio sociale che si manifesta nell'arroganza di classe, di razza e di casta. Uno statista di fama mondiale ha detto che il piccolo atomo ci ha resi tutti di una medesima misura. Dio non fa tra gli uomini la distinzione che gli uomini fanno tra di loro.
Sono pochi oggi coloro che realmente credono in una super razza. tale idea è anti biblica, anti scritturale e anti cristiana.

Quante persone sono piene di orgoglio sociale? E' interessante notare, che nei grandi congressi internazionali mentre gli ambasciatori ed i governanti di grandi nazioni risplendono di ori e vistosi paramenti, quelli delle piccole nazioni si distinguono per il loro modesto abbigliamento. Una zebra è più vistosa di un cavallo da tiro, ma l'umile cavallo è amato maggiormente perché ci è più utile.

Si, la Bibbia insegna che la superbia è peccato. Qualsiasi tipo di superbia costituisce una pietra d'inciampo per l'ingresso nel regno di Dio. Il peccato più grande che terrà lontano uomini e donne dal regno di Dio è la superbia. E' senz'altro il peccato che Dio condanni di più.
Qual'è rimedio dunque? Esiste una soluzione? Umiliarsi al cospetto di Dio. Venite alla croce di Cristo e " abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù" (Filippesi 2.5).

Nessuno giungerà al Regno dei Cieli con il suo orgoglio, nessuno potrà accostarsi a Dio conservando un cuore pieno di superbia ed essere ricevuto da Lui. Solo quando umilmente si riconoscerà il proprio peccato e si riconoscerà Cristo Gesù come l'Agnello di Dio che ha tolto il peccato dal mondo, morendo sulla croce, si potrà avere accesso al cospetto di Dio.

mercoledì 18 maggio 2011

La superbia-parte terza

La superbia secondo la dottrina evangelica pentecostale
La superbia materiale.

Nella superbia materiale, al posto di Dio, sul trono viene innalzato l'io. Le cose secondarie acquistano un ruolo di primaria importanza, e la vita perde il suo equilibrio.
L'individuo comincia allora a concentrarsi su quello che ha piuttosto che su quello che egli è agli occhi di Dio, e l'anima comincia a inaridirsi. La superbia dei beni materiali tende a rendere l'uomo avido.

La brama per il denaro può servire a plasmare il carattere più della sete per l'alcol. Le parole del Salmo 62.10 ci mettono in guardia: " Non confidate nell'oppressione, e non mettete vane speranze nella rapina; se le ricchezze abbondano non vi mettete il cuore".
La Bibbia ci mette ancora in guardia con le parole di 1 Timoteo 6.9, dove è detto: " ma quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze che affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione".

Tutto quello che possediamo viene da Dio. La capacità di accumulare ricchezze viene da Dio. Il tempo che ci è concesso per godere le cose materiali viene da Dio. Su cosa si fonda dunque questo ingiustificato orgoglio umano per i beni? In Giacomo 1.17 si insegna che " ogni donazione buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto...". Non possediamo assolutamente nulla che non abbiate ricevuto da Dio. Egli ci ha dato la forza per lavorare, una mente per pensare. Tutto questo è un dono di Dio.

martedì 10 maggio 2011

La superbia- parte seconda


La superbia secondo la dottrina evangelica pentecostale
La superbia intellettuale.

Un'altra forma di superbia è quella intellettuale. A coloro che sono presi in questo laccio spirituale, la Bibbia dice: "La conoscenza gonfia, ma la carità edifica. Se uno si pensa di conoscere qualcosa egli non conosce ancora come si deve conoscere" I Corinzi 8.1,2.

Questa specie di orgoglio si manifesta nell'arroganza verso gli illetterati, gli analfabeti e gli oppressi. Esso dimentica che le nostre capacità mentali ci sono state donate da Dio, e che la conoscenza alla quale giungiamo è in gran parte opera di altri. Su cosa si fonda dunque l'arroganza intellettuale? Paolo l'apostolo dice: Non abbiate l'animo alle cose alte, ma lasciatevi attirare dalle umili, Romani 12.16.

Il filosofo Platone intratteneva alcuni amici in una stanza nella quale si trovava un divano riccamente ornato. Uno dei suoi amici entrò, sudicio come d'abitudine, e, salitovi sopra con i piedi, disse: Calpesto l'orgoglio di Platone!
Con tono mansueto questi rispose: Ma con più grande orgoglio, amico mio!

La superbia intellettuale è troppo spesso nemico di Dio perché dà, a chi la possiede, fiducia in sé stessi piuttosto che in Dio.
I superbi intellettuali amano mettere Dio in una provetta da laboratorio e sé non vi riescono, allora non possono accettarlo. Non amano appoggiarsi a Lui in piena fiducia. Il fatto che la fede sia qualcosa che trascenda l'istruzione, la conoscenza e perfino la ragione, e che accetti ciò che non può apparire nemmeno logico alla mente, riesce loro incomprensibile. Ma avere la conoscenza senza fede significa servirsi soltanto di metà della propria mente.

Il salmista esclamava : Il timore dell'Eterno è il principio di ogni sapienza Salmo 111.10.
La vera religione, contrariamente alla concezione di alcuni, accresce l'intelletto piuttosto che allontanare da esso. Paolo, che era anch'egli un'intellettuale, diceva: Siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente Romani 12.2. L'orgoglio intellettuale che si lascia andare alla intolleranza, al bigottismo ed al compiacimento di sé stessi è in odio a Dio. Egli lo detesta e in Proverbi 26.12 dice: Hai tu visto un'uomo che si crede savio? C'è più da sperare da uno stolto che da lui!

lunedì 9 maggio 2011

La superbia secondo la dottrina evangelica pentecostale

La superbia spirituale!
Il primo dei sette peccati capitali è l'orgoglio, ed è naturale che esso ci venga presentato per primo, perché come è scritto nel libro dei Proverbi nella Sacra Bibbia al capitolo 16:18: La superbia precede la rovina!

La superbia è quindi considerata una condizione mentale e morale che precede quasi ogni altro peccato. Qualunque peccato è egoismo in forma o in un'altra, e la superbia consiste essenzialmente in una smoderata stima di sé stessi e nel piacere che si prova al pensiero della superiorità sui propri simili.
In Proverbi 16.5,la Bibbia dice: Chi è altero d'animo è in abominio all'Eterno; certo non rimarrà impunito.
Sempre in Proverbi 29.23 si legge ancora: L'orgoglio abbassa l'uomo, ma chi è umile di spirito ottiene la gloria.

La superbia che Dio aborrisce non è il rispetto di sé stessi o un legittimo senso di dignità personale, ma la valutazione altezzosa ed eccessiva della propria persona, smodata in rapporto al nostro reale valore. E' quella ripugnante esaltazione di sé stessi che nausea sia l'uomo che Dio, che procede tronfia mente alla presenza dell'Onnipotente.

La superbia può assumere varie forme, ma essa resta sempre una conseguenza dell'alterigia del cuore umano. Alcuni inorgogliscono per il loro sembiante o per la loro razza, altri per le proprie attività, altri ancora per la loro posizione sociale.
In altre parole, l'orgoglio può essere spirituale, intellettuale, materiale e sociale.Ma il più detestabile tra essi è quello spirituale. E' appunto questa superbia dell spirito il peccato che provocò la caduta di Lucifero, ed è in realtà da qui che prese le proprie mosse il peccato.

In Isaia 14: 12-15 si legge: Come mai sei caduto dal cielo o astro mattutino, figliuol dell'aurora? Come mai sei atterrato, tu che calpestavi le Nazioni? Tu dicevi in cuor tuo: Io salirò in cielo, eleverò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio, io m'assiderò sul monte dell'assemblea, nella parte estrema del settentrione; salirò sulle sommità delle nubi, sarò simile all'Altissimo. Invece t'han fatto discendere nel soggiorno dei morti, nelle profondità della fossa!

domenica 8 maggio 2011

la superbia

 " Per superbia si intende la ipervalutazione della propria persona e delle proprie capacità, correlata ad un atteggiamento di superiorità verso gli altri considerati inferiori.

Origini psicologiche
La superbia affonda le sue radici nel profondo dell'uomo, che è sempre teso alla ricerca e all'affermazione della sua identità. L'identità non è qualche cosa che si elabora al proprio interno, ma è qualche cosa che ciascuno negozia nel rapporto con gli altri, da cui attende il riconoscimento.
Il bisogno di riconoscimento nell'essere umano è fortissimo: forte al pari di altri bisogni più esistenziali…L'importanza personale..

Origini "storiche"
A un certo punto della nostra Storia, il Comunismo ha affermato che gli uomini sono tutti uguali. Da una parte, il diffondersi di tali convinzioni è stato benefico al progresso: gli uomini hanno incominciato ad avere pari opportunità indipendentemente da razza, credo, estrazione sociale.
D'altra parte, tuttavia, una forma esasperata di uguaglianza, riconosciuta per diritto di nascita, ha prodotto quell'omogeinizzazione dell'umanità che toglie ad ogni uomo la lotta per il riconoscimento, favorendo di conseguenza l'esplosione della superbia.

Anche il Cristianesimo, male interpretato, è stato utilizzato per affermare che gli uomini sono tutti uguali. In effetti il messaggio del Vangelo, secondo me, era un altro: Gesù affermava infatti che "gli uomini sono un Uno", non che sono tutti uguali, e la parabola dei Talenti ne è una dimostrazione…

Al contrario, in una società in cui vengono apprezzate le differenze, le persone possono essere orgogliose, nella accezione positiva del termine. L'orgoglio sano( fierezza) è quello che ci porta a difendere la nostra dignità di esseri umani, a rifiutare compromessi, a non farci calpestare, e ad essere soddisfatti di noi stessi quando ci realizziamo.
Nulla di buono potremmo fare senza una adeguata stima di noi, stima che dipende dalla consapevolezza delle nostre doti e dei nostri limiti. Ma quando l'orgoglio travalica, si trasforma in vanità, boria, e superbia.

Le soluzioni per correggere la superbia
Correttivo della superbia è l'umiltà, ma non quella che coincide con la diminuzione di sé fino al limite dell'autodenigrazione. Piuttosto, quell'umiltà che frena l'impulso ad ignorare i propri limiti e perseguire mete che non sono alla propria portata. La consapevolezza dei propri limiti concede ad ognuno di essere orgoglioso di sé senza doversi sottomettere ad un altro per umiltà, perché in questo caso non di umiltà si tratterebbe, ma di umiliazione.

Conclusione
Nella nostra cultura c'è poco fierezza e molta superbia, poca dignità e molta apparenza: per apparire si è disposti persino a svendersi e servire. É il degrado che crea uomini superbi senza fierezza e uomini servizievoli senza umiltà.
La superbia è servile: non deve stupire chi, dopo avere conosciuto potere e ricchezza, quando va in rovina non ha nessuna difficoltà a strisciare.

Quando qualcuno si mostra gentile e umile, può succedere che la gente pensi che sia un debole, e ne approfitti per calpestarlo con prepotenza. Ma dopo un po', tutti si accorgeranno che il suo comportamento non é dettato da debolezza ma da una grande forza morale e spirituale.