Visualizzazione post con etichetta avarizia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta avarizia. Mostra tutti i post

lunedì 13 giugno 2011

L'avarizia-parte seconda


L'avarizia secondo la dottrina evangelica pentecostale
Qualcuno diceva: "Se volete sentirvi infelice, pensate a voi, a quello di cui avete bisogno, a quello che vi piace, al rispetto che la gente vi dovrebbe, ed allora nulla sarà puro per voi. Guasterete ogni cosa che toccate. Da ogni cosa buona ne ricaverete desolazione. Sarete infelice nella misura nella quale lo vorrete". In Romani 1.29 la cupidigia viene posta sullo stesso piano degli altri peccati più perversi, ed in Romani 13.9 essa viene accomunata all'assassinio, all'impudicizia e al furto. Questo peccato che ha ostacolato lo sviluppo spirituale di tante persone pur apparendo tanto innocuo, viene considerato nella Bibbia come uno dei più gravi strumenti di satana. Infatti la Bibbia giunge fino ad avvertire che nè gli avari, nè i rapaci erediteranno il regno di Dio (1 Corinzi 6.10). Essa insegna che la cupidigia è peccato.

A volte si può tenere una moneta tanto vicina agli occhi da permetterle di nascondeerci la vista del sole, e l'amore del danaro può invadere il nostro cuore tanto da metterne fuori Dio. In quest'epoca materialistica, la passione consumante per il guadagno materiale ha fatto dimenticare a milioni di persone le parole di Gesù contenute nel vangelo scritto dall'apostolo Marco al capitolo 8.36: "E che giova egli all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua ?".

L'amore per il danaro corrode il cuore dell'uomo, guastandone la felicità e mettendolo in guerra contro il suo simile. La bramosia di una nazione per il territorio di un'altra ha scatenato innumerevoli volte la guerra ed il saccheggio, ai danni di popolazioni innocenti. La schiavitù, la sofferenza, la miseria e la morte che accompagnano questa piaga del genere umano sono il frutto dell'avarizia. La cupidigia e l'avarizia sono grandi peccati e noi siamo tanto preoccupati di guadagnare denaro da non avere tempo per le pratiche spirituali. Essere ricchi non è peccato, se lo si è diventati onestamente Dio ci considererà amministratori di ciò che Egli ci ha dato. Ma se esse riescono a soffocare la parte spirituale della vita dell'uomo, allora sono divenute peccato, facendo apparire l'uomo povero e misero agli occhi di Dio.

mercoledì 1 giugno 2011

L' avarizia- parte prima


L'avarizia secondo la dottrina evangelica pentecostale
L'avarazia, parente più prossima della cupidigia, è probabilmente causa di mali maggiori di tutti gli altri peccati. Infatti in 1 Timoteo 6.10 è scritto: "Poiché l'amore del denaro è radice di ogni sorta di mali".
L'avarizia ha spinto gli uomini al furto, alla violenza, alle malversazioni, alla maldicenza ed all'assassinio.

Fatta questa breve introduzione, che non vuole assolutamente sminuire quella che Galadriel ha fatto in maniera esaustiva, ma bensì vuole solo unirsi a quanto postato precedentemente, Andiamo a vedere insieme qualle dottrina si professa in ambito evangelico ed in particolar modo in quello pentecostale.
In Genesi 3.9 si legge che "la donna vide che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi, c'era bello a vedere, e che l'albero era desiderabile per divenire intelligente; prese del frutto e ne mangiò..."
Questo peccato è parte dell'uomo naturale come la respirazione.

Dall'infanzia alla vecchiaia esso motiva le nostre azioni e plasma il nostro comportamento. La cupidigia!
Definiamola pure una variante dell'avarizia in senso lato del termine, ma sempre peccato è.
Infatti esso peccato si è introdotto prepotentemente nella nostra ideologia etica. Frasi come "la conservazione è il primo istinto dell'uomo" oppure "l'istinto di protezione è il primo istinto della vita" non sono che adagi dettati dall'avarizia.

Il giardino di Eden era un luogo di indescrivibile bellezza, finché in esso non s'insinuò il peccato dell'avarizia, dopo di che esso non fu altro che una lugubre palude, intorno alla quale roteava la spada fiammeggiante della condanna Divina.
La vita non può mai essere santificata dalla felicità dell'Eden e l'uomo non può mai conoscere la comunione con Dio, se non trova la vittoria sul nefasto peccato della cupidigia e dell'egoismo. Nessun peccato può privare cosi completamente la vita della sua bellezza e radiosità, come l'avarizia.

Esaminando a fondo le pagine della Bibbia, noteremo gli strascichi di abietta miseria lasciati da questo mortale peccato lungo tutta la storia dell'umanità. Un'insana passione di guadagno spinse il re Achab a desiderare la vigna di Naboth ed infine ad uccidere per raggiungere il suo fine. Ma la voce di Dio gli giunse con le parole: "Nello stesso luogo dove i cani hanno leccato il sangue di Naboth, i cani leccheranno pure il tuo di sangue" ! Re 21.19.

L'avarizia ci domanda dapprima l'anima e quindi suggella il nostro destino.
L'avarizia cerca nella vita più di quanto le è dovuto. Essa inganna, ruba, uccide, e calunnia pur di soddisfare i propri desideri. La Bibbia insegna che noi nasciamo con il peccato dell'avarizia in noi. In Geremia 6.13 leggiamo: "Perché dal più piccolo al più grande, sono tutti quanti avidi di guadagno".

I bambini nascono con una natura egoista, e piena di brame e benché non possano esprimere con la parola le loro richieste, riescono tuttavia a fare conoscere i loro desideri.
Fino a quando il ritornello del figliuol prodigo fu " dammi", gli toccarono in sorte miseria, bisogno, solitudine e fame, ma quando esso si mutò in una richiesta di perdono, egli venne a trovarsi nell'amore, nell'agio e nell'abbondanza.

lunedì 30 maggio 2011

L' avarizia

L'avarizia è la scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede
L'avaro è colui che, avendo il cuore attaccato alle ricchezze, è tutto dedito a ricercarle e ad accumularle, anche a danno dei più indispensabili bisogni. Le ama in se stesse, ostinandosi passionalmente a custodirle. Esse sono diventate la sua sicurezza, la sua gioia, il suo Dio.
Naturalmente c'è una gradualità pure in questo vizio: si va dalla semplice spilorceria fino a una specie di idolatria del denaro, come si è detto prima.
Il timore continuo di vedersi strappare l'oro conquistato è l'apprensione tipica dell'avaro.
Diciamo subito però che l'avarizia non riguarda solo il denaro (esistevano gli avari anche prima che fossero inventate le monete) ma tutto ciò che pensiamo ci appartenga. Per esempio, siamo ben muniti di tempo, una preziosa moneta che pensiamo solo a monetizzare per i nostri interessi. Abbiamo ricevuto in dono delle grazie straordinarie come l'intelligenza, l'acume, la vigoria del fisico, ecc. ma le gestiamo con uno spirito di proprietà. Quando l'individuo se ne vede spogliato, si sente smarrito e si lamenta, come se fosse stato privato del suo Signore. Questo vale maggiormente quando si parla di facoltà spirituali; se, grazie a Dio, riceviamo la possibilità di gustare uno dei mezzi che Egli ci mette a disposizione per meglio comprendere il senso della vita, e per potenziare l'aiuto che dobbiamo al nostro prossimo, subito lo accaparriamo, volendo dimenticare il fine cui è votato.
Così l'avaro dimostra di non amare il suo Creatore, ma i suoi doni: è un'anima ancora avvolta nei desideri del proprio io inferiore.
Perché l'avarizia è annoverata tra i vizi capitali? Proprio perché, come gli altri sei, è càput (capo, origine) di vari malanni dello spirito. Essa genera insensibilità di cuore, inquietudine nel possesso, ingratitudine, pigrizia, frode e altri soprusi.

I Buddhisti credono che l'avarizia sia basata su una scorretta associazione tra benessere materiale e felicità. Essa è provocata da una visione illusoria che esagera gli aspetti positivi di un oggetto.
Il Buddha ha insegnato: «Conquistate l'ira con l'amore. Conquistate il male con il bene. Conquistate l'avaro con il dare. Conquistate il bugiardo con la verità». «Tutti tremano di fronte al bastone. La vita è cara a tutti. Tutti hanno paura della morte. Paragonando gli altri con se stesso, uno non dovrebbe né colpire né causare il colpire» (Dhammapada - Danda Vagga - 129).
Quali sono allora le cause principali della felicità e della sofferenza? Noi buddhisti crediamo nella legge di causa ed effetto, il karma. Qualsiasi esperienza abbiamo, esterna od interna, dipende dall'accumulazione di impronte di azioni fatte in vite precedenti.
La vera causa dei problemi che l'umanità sta affrontando è la nostra mancanza di disciplina e di realizzazioni spirituali. In particolare, in quest'area degenerata, quando l'atmosfera del mondo è così densamente negativa e le condizioni esterne sono più favorevoli ad un comportamento errato e alla distrazione, non avere la protezione della conoscenza spirituale significa trovarsi totalmente indifesi di fronte alla mente negativa.
Non possiamo aspettarci che il sentiero spirituale sia facile o che sia veloce. Tuttavia con uno sforzo persistente e costante, e una mente chiara e inquisitiva possiamo riuscirci. Perché il sentiero spirituale è una valida soluzione ai problemi dell'esistenza? E veramente possibile eliminare da noi stessi le forze che provocano la sofferenza e in questo modo contribuire anche alla pace nelle nostre famiglie, nella società in cui viviamo e nel mondo intero? e analizziamo la natura della felicità possiamo vedere che essa presenta due aspetti: la gioia immediata o temporanea e la felicità ultima o definitiva. Le gioie o piaceri temporanei includono tutto ciò di cui l'uomo gode in questa vita: belle case, vestiti, buon cibo, compagnie piacevoli, conversazioni interessanti ecc.
È vero che queste condizioni esterne contribuiscono in parte al benessere dell'uomo, ma non sono in nessun modo la causa esclusiva e neppure la causa principale della sua felicità. Anche in assenza di condizioni esterne favorevoli si può essere felici e in pace. Non è neppure così certo che la presenza dì tali circostanze sia garanzia di felicità


I Musulmani

Evitate l’avarizia perché essa ha distrutto i vostri antenati, incitandoli a spargere sangue tra di loro e a trasgredire le regole.”
“Coloro che si preservano dalla loro stessa avidità, questi avranno successo.” [Al-Hashr, 59:9]
“Quelli che di giorno o di notte, in segreto o apertamente, danno dei loro beni, avranno la ricompensa presso il loro Signore, non avranno nulla da temere e non saranno afflitti.” [Al-Baqarah, 2:274]

“A chi sarà stato generoso (fa carità) e timorato e avrà attestato la verità della cosa più bella, faciliteremo il facile (spianeremo a lui la strada del facile, della bontà); a chi invece sarà stato avaro e avrà creduto di bastare a se stesso e tacciato di menzogna (e ha smentito) la cosa più bella, faciliteremo il difficile (spianeremo per lui la strada del male, delle difficoltà, della miseria).” [Al-Lail 92: 5-10]

Spiritualismo 
Un nome o un sostituto per il giusto termine Sanscrito esoterico, dato ai nostri 'nemici interiori', che nella filosofia esoterica sono sette. La primitiva Chiesa Cristiana li chiamava 'i sette Peccati capitali', gli Gnostici Nazareni li chiamavano 'i sette Stellari di disposizioni malefiche' e così via. Gli insegnamenti exoterici Indù, parlano soltanto dei 'sei nemici' e sotto il termine di Arishadwarga li enumerano come segue : 1) Desiderio personale, lussuria o ogni passione (Kama); 2) Odio o malvagità (Krodha); 3) Avarizia o cupidigia (Lobha); 4) Ignoranza (Moha); 5) Orgoglio o superbia (Mada); 6) Gelosia, invidia (Matcharya); tralasciando il settimo che è il 'peccato imperdonabile', e in occultismo il peggiore di tutti ( Teosophist, maggio 1890, p.431 ).