sabato 17 dicembre 2011

L'invidia

INVIDIA PER I CATTOLICI

L'invidia è considerata il peggire dei sette vizi capitali, forse perché include in se l'odio, il furto, il tradimento, la bramosia ed infine anche l'omicidio.
L’invidia è uno dei primi sentimenti dell’uomo. Sin dai primordi della creazione l’uomo ha convissuto con questo impulso. Caino, primogenito di Adamo, è il primo esempio di uomo invidioso. “Il Signore guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo viso era abbattuto" (Genesi 4:4-5). Caino invidiò Abele, il cui sacrificio era stato gradito da Dio, invidiò, cioè, il favore di Dio che non aveva ottenuto e che volevo conquistare.

Giuseppe è invidiato dai fratelli che lo vendettero come schiavo, Saul invidiò i successi di Davide, i Farisei invidiarono Gesù e lo diedero in mano ai Romani perché lo condannassero a morte.
Del resto la Bibbia non allude velatamente all’invidia, ne fa esplicita condanna:”Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il servo, né la serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo” (Esodo 20:17).

E’terribile la punizione che spetta a queste anime. Per la legge del contrappasso, sono punite con la cuciture delle palpebre, allo stesso modo in cui anticamente si faceva con lo sparviero a cui per addestrarlo veniva effettuata l’accigliatura, cioè gli venivano cucite le palpebre. Queste anime quindi non solo non possono vedere, sono anche ostacolate nel pianto, poichè le lacrime non defluiscono dal sacco lacrimale in quanto impedite dalla cucitura.

INVIDIA PER L'EBRAISMO

Nell’Ebraismo si compie per cosi dire un’opera di “prevenzione” nei confronti dell’invidia. In primo luogo è noto per il credente che quanto compie atti non ritenuti conformi alla sua fede, la colpa di questo peccato potrebbe ricadere su di un altro individuo appartenente alla sua religione. Infatti il credo religioso ebraico è basato sull’idea che ogni individuo è responsabile di un altro individuo. Una delle preghiere quotidiane degli ebrei consiste nel chiedere perdono di tutti i peccati esistenti, elencandoli in ordine alfabetico, il che consente di giustificarsi anche per quelli non compiuti, ma che comunque potrebbero coinvolgere il credente. Il sentimento dell’invidia definito come “sentimento di avversione, di malevolenza, di ostilità che porta a desiderare il male altrui”, viene prevenuto anche con l’aiuto del nucleo familiare che cerca di crescere ogni generazione nel rispetto degli imperativi biblici e religiosi. E’ poi assoluto il biasimo della comunità nei confronti dell’invidioso, questo è ovviamente un fattore che scoraggia l’invidia, rendendola inefficace nella sua esternazione.

INVIDIA PER L'ISLAM

Nell’Islam esiste una curiosa situazione, nel senso che coloro che abbracciano la fede islamica, non possono invidiare, ma sono solo invidiati. L’individuo viene istruito ad accettare i suoi limiti e le possibili diseguaglianze nel mondo terreno. Come si può invidiare qualcuno che non per suo volere, ma per volere di Allah è l’invidiabile?
"Guai dall'invidia! L'invidia consuma le opere di bene come il fuoco consuma la legna." (Abu Daud n° 4903)

INVIDIA PER IL BUDDISMO

La filosofia buddhista la considera uno dei fattori mentali (cetasika) che possono associarsi allo stato mentale (citta) dell'odio.
L'invidia implica un formidabile spirito critico che può essere utilizzato costruttivamente. Il suo contrario, nell'insegnamento buddista, è mudita, un atteggiamento congratulatorio che consiste nell'apprezzare i successi e le qualità degli altri. Per disinnescare l'automatismo dell'invidia, la prima cosa da apprezzare — secondo i maestri buddisti — è proprio questa poderosa facoltà critica che, se rivolta a se stessi invece che agli altri, diventa un eccellente strumento di autoconoscenza. In pratica si tratta di impiegare la facoltà critica per osservare le proprie tendenze innate allorché si manifestano nella vita quotidiana, invece di estrofletterla per giudicare gli altri e paragonarsi a loro.
 Nella meditazione vipassana i turbamenti dovuti all'invidia (o alla gelosia, alla rabbia, all'odio, al rancore ecc.) vengono trattati come semplici senzazioni, poiché come senzazioni li percepiamo. Non si tratta di pensare all'invidia, alla gelosia ecc. ma di toccare il sentimento che avvertiamo, esplorando il sintomo che ce lo rivela, accettandolo e vivendolo così com'è, senza cercare di modificarlo o allontanarlo. Commutando l'attenzione dal pensare al sentire, tocchiamo la sensazione originata dal turbamento e, mantenendola nel corpo, ci rendiamo conto che è mutevole, in continuo divenire e non così solida e duratura come ce l'eravamo rappresentata allorché la evadevamo, disconoscendola e contemporaneamente continuando a ricrearla compulsivamente col pensiero ripetitivo. Realizziamo che il pensiero precede il turbamento, che ne è la causa, l'origine. Verifichiamo di prima mano che il turbamento nasce nella mente e nella mente finisce.

martedì 30 agosto 2011

La lussuria

La lussuria secondo i cristiani evangelici pentecostali.
Osservato superficilamente, il peccato di impurità non appare brutto né venefico. Esso si presenta sotto le spoglie della bellezza, della perfezione, della desiderabilità. Non c'è nulla che lo renda repellente. Ma la Bibbia afferma che: " Ma chi commette un'adulterio è privo di senno; chi fa questo vuole rovinare sé stesso. Troverà ferite ed ignominia, e l'obbrobrio suo non sarà mai cancellato"(Proverbi 6.32,33).

Dio detesta la lussuria. E' un peccato che ha fatto cadere le nazioni e continua a contaminare e sconvolgere la santità del focolare domestico. Esso impedisce la salute e lo sviluppo della personalità, causando l'impotenza spirituale di molti. Esso ha rovinato molte famiglie, lasciando senza un focolare migliaia di fanciulli innocenti e facendo naufragare le speranze di un brillante domani di tanti giovani.

La lussuria è uno dei peccati più rivoltanti, perché travia e deforma uno dei più preziosi doni fatti da Dio all'uomo, l'amore, facendone qualcosa di bestiale. Ma nonostante la sua bruttura è l'arma di cui il nemico delle nostre anime si serve prevalentemente. L'impurità gode indubbiamente di una migliore pubblicità della purezza. La massa considera l'impurità come una manifestazione di abilità. Questa è la maggiore truffa che il demonio abbia mai compiuta ai danni del genere umano.

La lussuria, è una delle armi più affilate del diavolo per la distruzione delle anime ed egli continua a servirsene con efficacia sin dall'alba della creazione.
Una rinomata scrittrice americana in un'articolo intitolato "Sono stanca del sesso" esponeva il suo disgusto al vederlo esposto dovunque.

Vi sono ben tre aspetti del peccato di lussuria che la Bibbia mette in luce: Primo, il peccato d'impurità lascia i suoi segni. Quando l'uomo diviene proprietà del peccato è inevitabile che i segni siano evidenti su lui. Il secondo aspetto è l'immoralità, cioè nella perversione in ciò che è contro natura. Ma i segni esteriori sono ben poca cosa al paragone di quelli che la lussuria lascia sulla personalità e sull'anima. Complessi di colpa e cattiva coscienza vengono forgiati sul fuoco della passione lussuriosa, e malsane pratiche d'impurità causano fobie che allarmano perfino i nostri più abili psichiatri. Ma v'è ancora peggio, la lussuria contamina l'anima. In Galati 5.19 la Bibbia dice: "Or le opere della carne sono manifeste , e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza". La Bibbia insegna anche che la lussuria è il risultato della ingannevolezza del peccato; essa insegna che "non v'è alcuno che faccia del bene, neppure uno" (Salmo 14.3) , che l'intera razza umana è stata lordata dalla malattia del peccato, e che quelli che ne sono colpevoli non erediteranno il regno di Dio. La lussuria delude ed inganna. Nell'epistola di Paolo a Tito 3.3 egli dice: Poiché anche noi eravamo una volta insensati, ribelli, traviati, servi di varie concupiscenze e voluttà...". In Giovanni 8.34 la Bibbia afferma che: "Chi commette il peccato è schiavo del peccato".

Nella Bibbia c'è scritto che solo Cristo Gesù può fare una sola cosa nei confronti del peccato in genere e quindi anche della lussuria, Egli non lo condona, né lo condanna, lo perdona. In Giovanni 3.17 si legge che "Iddio non ha mandato il suo figliuolo nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui."
Cristo Gesù, mori' sulla croce per la lussuria, oltre che per gli altri peccati, lussuria che non è altro che un sintomo del peccato originale, e solo accettando Cristo nella propria vita Dio perdonerà ogni peccato che si sarà commesso, anche la lussuria.

lunedì 25 luglio 2011

La lussuria

Che cos’è la lussuria? Il termine “lussuria” deriva dal latino “luxuria” (esuberanza, lusso, sfrenatezza), ma non si riferisce tanto a abbondanza di beni materiali, ma a un desiderio ardente per ciò che è sessualmente proibito.
La lussuria, dice il vocabolario, è uno sfrenato impulso ai piaceri sessuali, la pratica smodata di tali piaceri. Sinonimi sono: la lascivia, la libidine, la dissolutezza, l’impudicizia, la depravazione, la carnalità, la sensualità, la concupiscenza. I peccati del lussurioso sono il turpiloquio (il “parlare sporco”, l'infedeltà coniugale, la depravazione e la violenza, l'egoismo, lo scandalo.
La lussuria crede che il sesso sia la via per la felicità, e più sesso si faccia, e più felici si sia.
Tipica della degradazione dell’essere umano. La lussuria è il primo sintomo di una società decadente e di una personalità degradata. Questo è evidente fin dai primi racconti biblici. Fin dal tempo del diluvio essa è un fenomeno tipico della degradazione umana. Al tempo di Abrahamo troviamo come molti guardassero, con ammirazione e cupidigia, sua moglie, desiderandola per loro stessi. Le città di Sodomia e Gomorra, in Genesi 18, erano centri di lussuria organizzata. Non solo abbondava la promiscuità sessuale, ma, in questo caso, essa aveva superato ogni limite e scrupolo. Nel libro della Genesi, ne vediamo un chiaro caso quando la moglie di Potifarre (Ge. 38,39) cerca di sedurre il giusto Giuseppe, e quando lui rifiuta di unirsi a lei nel peccato, questa si vendica, accusandolo di violenza carnale e facendolo incarcerare per molti anni. La lussuria è un peccato molto antico.
i cattolici:
Tra tutti i vizi, quello della lussuria è il più difficile da correggere per le enormi difficoltà che si incontrano in quanto la natura umana, ferita dalle conseguenze del peccato originale, porta impresso il segno della concupiscenza che provoca il sovvertimento dei sensi.

Sant'Agostino nelle Confessioni paragona la lussuria ad una «regina crudele che stende il suo scettro dominatore» per soggiogare la mente e il cuore dei viziosi. La lussuria circuisce persone di qualsiasi condizione sociale, di ogni età ed è il vizio più comune, perché l'istinto sessuale è innato nell'uomo e nella donna. Il piacere, però, è un mezzo donato da Dio per procreare; diventa un male e quindi provoca disordine quando «il desiderio ed il godimento avvengono fuori del matrimonio o anche nel matrimonio in modo da evi­tare la prole». La lussuria, che si esplica in diverse forme, cerca abitual­mente le soddisfazioni della carne; perché trascina nelle passioni che sca­tenano i bassi istinti.

La donna, ad es., è vista solo come mezzo per sfoga­re il desiderio. La lussuria causa molteplici altri mali come l'infedeltà, l'egoismo, lo scandalo, l'abbandono delle pratiche religiose, l'avversione a Dio, il disgusto per le cose pure e sante. Inoltre precipita in basso, detur­pa l'immagine di Dio nell'uomo ed opera un rovesciamento dell'ordine stabilito dal Signore, in quanto il corpo non è soggetto all'anima e la con­cupiscenza non è soggetta alla ragione, ma è viceversa.

L'istinto sessuale, invece, deve obbedire allo spirito ed assecondare lo scopo del matrimo­nio che è quello della procreazione; non può andare contro il fine per il quale Dio ha creato i due sessi. Purtroppo, nessun peccato arriva in modo così rapido a diventare un vizio come la lussuria, che provoca danni incal­colabili perché insidia la salute, sfigura l'anima e il corpo, ottenebra 1'intelligenza, sfibra la volontà, sottrae il gusto per le cose spirituali, sop­prime il sentimento religioso.

Oltre alla perdita della Fede questo vizio può condurre anche all'impenitenza finale, come avvenne per Lutero il quale, alla compagna che voleva tornare sulla retta via, così si espresse: «È troppo tardi, il carro è troppo affondato nel fango e questo tenore di vita non si cambia». Gli altri guai che causa la lussuria sono i matrimoni infelici, le divisioni, le unioni irregolari, i figli abbandonati, gli interessi calpestati, le carriere spezzate, le discordie che accrescono dissidi. Dio punisce la lussuria e, poiché Egli è Spirito Purissimo, disapprova chi si rotola nel fango perché contamina il corpo che Lui ha creato, insieme all'anima, a Sua immagine. Il Signore non resta indifferente nei confronti dei lussuriosi e, poiché la lussuria è il vizio dei sensi, Egli la punisce in modo particolare. Infatti, i vizi capitali non sono giudicati e condannati tutti allo stesso modo.

Mentre la superbia, l'invidia, l'accidia e l'avarizia sono vizi che circuiscono i moti dell'anima, la gola, l'ira e la lussuria circuiscono il corpo e facilmente sprofondano l'uomo nel degrado.

La lussuria causa assiduamente il peccato mortale, al contrario degli altri sei vizi che possono causare peccato veniale. Tutti costoro, però, sono vizi sommamente pericolosi, perché sono in grado di rendere l'uo­mo schiavo di passioni che difficilmente si riescono a sradicare ed indu­cono a trasgredire i Dieci Comandamenti.

Con la lussuria, infatti, si in­frangono il sesto e nono Comandamento. I rimedi per eliminare questo vizio sono efficaci se si è animati dal proposito di fuggire le occasioni del peccato, di mortificare i sensi e gli affetti illeciti o disordinati, di evitare l'eccessiva familiarità con persone dell'altro sesso, di praticare la castità. La castità è una virtù che tutti devono esercitare, anche se non obbliga tutti alla stessa maniera.

È una virtù difficile per l'impegno che richiede continuamente, ma dona all'anima e talvolta anche al corpo una luce su­periore. La castità è una virtù eroica, perché per conservarla bisogna lot­tare e sottoporsi ad una specie di martirio; per questo essa è la più com­pleta tra le virtù, perché santifica il corpo e l'anima. La castità, derisa oggi dal mondo corrotto, è poco stimata, poco raccomandata, ma è una virtù che preserva l'uomo dal pericolo di dannarsi e dal contagio di gravi malattie.

La preghiera, la Santa Comunione, la confessione, la mortifica­zione, l'istruzione religiosa, la guida spirituale, mettono in condizione di contrapporre ai sette vizi le sette virtù, e non ci sono altri elementi in grado di farlo. L'aiuto del sacerdote, i mezzi spirituali, il soccorso del Signore e un grande sforzo personale, quindi, sono in grado di estirpare la radice di questo vizio da cui ne derivano tanti altri.

L'Islam
Ritengo che questo argomento sia molto spinoso e controverso per alcune religioni. Non essendo io Mussulmana, ho fatto una ricerca sull'argomento ma non ho trovato nulla di certo, solo pareri. Quindi ho deciso di lasciare vuoto questo spazio in attesa che qualcuno informato, passando di qui, decida di aiutarmi. Ringraziando fin da ora chi vorrà tendermi una mano, resto in attesa.

L'Induismo
Nell'induismo esiste una via morale iniziatica che si basa sulla lussuria, il Kama Sutra.(Ndr. Argomento troppo piccante per approfondirlo in questa pagina.)

lunedì 13 giugno 2011

L'avarizia-parte seconda


L'avarizia secondo la dottrina evangelica pentecostale
Qualcuno diceva: "Se volete sentirvi infelice, pensate a voi, a quello di cui avete bisogno, a quello che vi piace, al rispetto che la gente vi dovrebbe, ed allora nulla sarà puro per voi. Guasterete ogni cosa che toccate. Da ogni cosa buona ne ricaverete desolazione. Sarete infelice nella misura nella quale lo vorrete". In Romani 1.29 la cupidigia viene posta sullo stesso piano degli altri peccati più perversi, ed in Romani 13.9 essa viene accomunata all'assassinio, all'impudicizia e al furto. Questo peccato che ha ostacolato lo sviluppo spirituale di tante persone pur apparendo tanto innocuo, viene considerato nella Bibbia come uno dei più gravi strumenti di satana. Infatti la Bibbia giunge fino ad avvertire che nè gli avari, nè i rapaci erediteranno il regno di Dio (1 Corinzi 6.10). Essa insegna che la cupidigia è peccato.

A volte si può tenere una moneta tanto vicina agli occhi da permetterle di nascondeerci la vista del sole, e l'amore del danaro può invadere il nostro cuore tanto da metterne fuori Dio. In quest'epoca materialistica, la passione consumante per il guadagno materiale ha fatto dimenticare a milioni di persone le parole di Gesù contenute nel vangelo scritto dall'apostolo Marco al capitolo 8.36: "E che giova egli all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua ?".

L'amore per il danaro corrode il cuore dell'uomo, guastandone la felicità e mettendolo in guerra contro il suo simile. La bramosia di una nazione per il territorio di un'altra ha scatenato innumerevoli volte la guerra ed il saccheggio, ai danni di popolazioni innocenti. La schiavitù, la sofferenza, la miseria e la morte che accompagnano questa piaga del genere umano sono il frutto dell'avarizia. La cupidigia e l'avarizia sono grandi peccati e noi siamo tanto preoccupati di guadagnare denaro da non avere tempo per le pratiche spirituali. Essere ricchi non è peccato, se lo si è diventati onestamente Dio ci considererà amministratori di ciò che Egli ci ha dato. Ma se esse riescono a soffocare la parte spirituale della vita dell'uomo, allora sono divenute peccato, facendo apparire l'uomo povero e misero agli occhi di Dio.

mercoledì 1 giugno 2011

L' avarizia- parte prima


L'avarizia secondo la dottrina evangelica pentecostale
L'avarazia, parente più prossima della cupidigia, è probabilmente causa di mali maggiori di tutti gli altri peccati. Infatti in 1 Timoteo 6.10 è scritto: "Poiché l'amore del denaro è radice di ogni sorta di mali".
L'avarizia ha spinto gli uomini al furto, alla violenza, alle malversazioni, alla maldicenza ed all'assassinio.

Fatta questa breve introduzione, che non vuole assolutamente sminuire quella che Galadriel ha fatto in maniera esaustiva, ma bensì vuole solo unirsi a quanto postato precedentemente, Andiamo a vedere insieme qualle dottrina si professa in ambito evangelico ed in particolar modo in quello pentecostale.
In Genesi 3.9 si legge che "la donna vide che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi, c'era bello a vedere, e che l'albero era desiderabile per divenire intelligente; prese del frutto e ne mangiò..."
Questo peccato è parte dell'uomo naturale come la respirazione.

Dall'infanzia alla vecchiaia esso motiva le nostre azioni e plasma il nostro comportamento. La cupidigia!
Definiamola pure una variante dell'avarizia in senso lato del termine, ma sempre peccato è.
Infatti esso peccato si è introdotto prepotentemente nella nostra ideologia etica. Frasi come "la conservazione è il primo istinto dell'uomo" oppure "l'istinto di protezione è il primo istinto della vita" non sono che adagi dettati dall'avarizia.

Il giardino di Eden era un luogo di indescrivibile bellezza, finché in esso non s'insinuò il peccato dell'avarizia, dopo di che esso non fu altro che una lugubre palude, intorno alla quale roteava la spada fiammeggiante della condanna Divina.
La vita non può mai essere santificata dalla felicità dell'Eden e l'uomo non può mai conoscere la comunione con Dio, se non trova la vittoria sul nefasto peccato della cupidigia e dell'egoismo. Nessun peccato può privare cosi completamente la vita della sua bellezza e radiosità, come l'avarizia.

Esaminando a fondo le pagine della Bibbia, noteremo gli strascichi di abietta miseria lasciati da questo mortale peccato lungo tutta la storia dell'umanità. Un'insana passione di guadagno spinse il re Achab a desiderare la vigna di Naboth ed infine ad uccidere per raggiungere il suo fine. Ma la voce di Dio gli giunse con le parole: "Nello stesso luogo dove i cani hanno leccato il sangue di Naboth, i cani leccheranno pure il tuo di sangue" ! Re 21.19.

L'avarizia ci domanda dapprima l'anima e quindi suggella il nostro destino.
L'avarizia cerca nella vita più di quanto le è dovuto. Essa inganna, ruba, uccide, e calunnia pur di soddisfare i propri desideri. La Bibbia insegna che noi nasciamo con il peccato dell'avarizia in noi. In Geremia 6.13 leggiamo: "Perché dal più piccolo al più grande, sono tutti quanti avidi di guadagno".

I bambini nascono con una natura egoista, e piena di brame e benché non possano esprimere con la parola le loro richieste, riescono tuttavia a fare conoscere i loro desideri.
Fino a quando il ritornello del figliuol prodigo fu " dammi", gli toccarono in sorte miseria, bisogno, solitudine e fame, ma quando esso si mutò in una richiesta di perdono, egli venne a trovarsi nell'amore, nell'agio e nell'abbondanza.

lunedì 30 maggio 2011

L' avarizia

L'avarizia è la scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede
L'avaro è colui che, avendo il cuore attaccato alle ricchezze, è tutto dedito a ricercarle e ad accumularle, anche a danno dei più indispensabili bisogni. Le ama in se stesse, ostinandosi passionalmente a custodirle. Esse sono diventate la sua sicurezza, la sua gioia, il suo Dio.
Naturalmente c'è una gradualità pure in questo vizio: si va dalla semplice spilorceria fino a una specie di idolatria del denaro, come si è detto prima.
Il timore continuo di vedersi strappare l'oro conquistato è l'apprensione tipica dell'avaro.
Diciamo subito però che l'avarizia non riguarda solo il denaro (esistevano gli avari anche prima che fossero inventate le monete) ma tutto ciò che pensiamo ci appartenga. Per esempio, siamo ben muniti di tempo, una preziosa moneta che pensiamo solo a monetizzare per i nostri interessi. Abbiamo ricevuto in dono delle grazie straordinarie come l'intelligenza, l'acume, la vigoria del fisico, ecc. ma le gestiamo con uno spirito di proprietà. Quando l'individuo se ne vede spogliato, si sente smarrito e si lamenta, come se fosse stato privato del suo Signore. Questo vale maggiormente quando si parla di facoltà spirituali; se, grazie a Dio, riceviamo la possibilità di gustare uno dei mezzi che Egli ci mette a disposizione per meglio comprendere il senso della vita, e per potenziare l'aiuto che dobbiamo al nostro prossimo, subito lo accaparriamo, volendo dimenticare il fine cui è votato.
Così l'avaro dimostra di non amare il suo Creatore, ma i suoi doni: è un'anima ancora avvolta nei desideri del proprio io inferiore.
Perché l'avarizia è annoverata tra i vizi capitali? Proprio perché, come gli altri sei, è càput (capo, origine) di vari malanni dello spirito. Essa genera insensibilità di cuore, inquietudine nel possesso, ingratitudine, pigrizia, frode e altri soprusi.

I Buddhisti credono che l'avarizia sia basata su una scorretta associazione tra benessere materiale e felicità. Essa è provocata da una visione illusoria che esagera gli aspetti positivi di un oggetto.
Il Buddha ha insegnato: «Conquistate l'ira con l'amore. Conquistate il male con il bene. Conquistate l'avaro con il dare. Conquistate il bugiardo con la verità». «Tutti tremano di fronte al bastone. La vita è cara a tutti. Tutti hanno paura della morte. Paragonando gli altri con se stesso, uno non dovrebbe né colpire né causare il colpire» (Dhammapada - Danda Vagga - 129).
Quali sono allora le cause principali della felicità e della sofferenza? Noi buddhisti crediamo nella legge di causa ed effetto, il karma. Qualsiasi esperienza abbiamo, esterna od interna, dipende dall'accumulazione di impronte di azioni fatte in vite precedenti.
La vera causa dei problemi che l'umanità sta affrontando è la nostra mancanza di disciplina e di realizzazioni spirituali. In particolare, in quest'area degenerata, quando l'atmosfera del mondo è così densamente negativa e le condizioni esterne sono più favorevoli ad un comportamento errato e alla distrazione, non avere la protezione della conoscenza spirituale significa trovarsi totalmente indifesi di fronte alla mente negativa.
Non possiamo aspettarci che il sentiero spirituale sia facile o che sia veloce. Tuttavia con uno sforzo persistente e costante, e una mente chiara e inquisitiva possiamo riuscirci. Perché il sentiero spirituale è una valida soluzione ai problemi dell'esistenza? E veramente possibile eliminare da noi stessi le forze che provocano la sofferenza e in questo modo contribuire anche alla pace nelle nostre famiglie, nella società in cui viviamo e nel mondo intero? e analizziamo la natura della felicità possiamo vedere che essa presenta due aspetti: la gioia immediata o temporanea e la felicità ultima o definitiva. Le gioie o piaceri temporanei includono tutto ciò di cui l'uomo gode in questa vita: belle case, vestiti, buon cibo, compagnie piacevoli, conversazioni interessanti ecc.
È vero che queste condizioni esterne contribuiscono in parte al benessere dell'uomo, ma non sono in nessun modo la causa esclusiva e neppure la causa principale della sua felicità. Anche in assenza di condizioni esterne favorevoli si può essere felici e in pace. Non è neppure così certo che la presenza dì tali circostanze sia garanzia di felicità


I Musulmani

Evitate l’avarizia perché essa ha distrutto i vostri antenati, incitandoli a spargere sangue tra di loro e a trasgredire le regole.”
“Coloro che si preservano dalla loro stessa avidità, questi avranno successo.” [Al-Hashr, 59:9]
“Quelli che di giorno o di notte, in segreto o apertamente, danno dei loro beni, avranno la ricompensa presso il loro Signore, non avranno nulla da temere e non saranno afflitti.” [Al-Baqarah, 2:274]

“A chi sarà stato generoso (fa carità) e timorato e avrà attestato la verità della cosa più bella, faciliteremo il facile (spianeremo a lui la strada del facile, della bontà); a chi invece sarà stato avaro e avrà creduto di bastare a se stesso e tacciato di menzogna (e ha smentito) la cosa più bella, faciliteremo il difficile (spianeremo per lui la strada del male, delle difficoltà, della miseria).” [Al-Lail 92: 5-10]

Spiritualismo 
Un nome o un sostituto per il giusto termine Sanscrito esoterico, dato ai nostri 'nemici interiori', che nella filosofia esoterica sono sette. La primitiva Chiesa Cristiana li chiamava 'i sette Peccati capitali', gli Gnostici Nazareni li chiamavano 'i sette Stellari di disposizioni malefiche' e così via. Gli insegnamenti exoterici Indù, parlano soltanto dei 'sei nemici' e sotto il termine di Arishadwarga li enumerano come segue : 1) Desiderio personale, lussuria o ogni passione (Kama); 2) Odio o malvagità (Krodha); 3) Avarizia o cupidigia (Lobha); 4) Ignoranza (Moha); 5) Orgoglio o superbia (Mada); 6) Gelosia, invidia (Matcharya); tralasciando il settimo che è il 'peccato imperdonabile', e in occultismo il peggiore di tutti ( Teosophist, maggio 1890, p.431 ).

lunedì 23 maggio 2011

La superbia-parte quarta


La superbia secondo la dottrina evangelica pentecostale
La superbia sociale.

Vi è dunque l'orgoglio sociale che si manifesta nell'arroganza di classe, di razza e di casta. Uno statista di fama mondiale ha detto che il piccolo atomo ci ha resi tutti di una medesima misura. Dio non fa tra gli uomini la distinzione che gli uomini fanno tra di loro.
Sono pochi oggi coloro che realmente credono in una super razza. tale idea è anti biblica, anti scritturale e anti cristiana.

Quante persone sono piene di orgoglio sociale? E' interessante notare, che nei grandi congressi internazionali mentre gli ambasciatori ed i governanti di grandi nazioni risplendono di ori e vistosi paramenti, quelli delle piccole nazioni si distinguono per il loro modesto abbigliamento. Una zebra è più vistosa di un cavallo da tiro, ma l'umile cavallo è amato maggiormente perché ci è più utile.

Si, la Bibbia insegna che la superbia è peccato. Qualsiasi tipo di superbia costituisce una pietra d'inciampo per l'ingresso nel regno di Dio. Il peccato più grande che terrà lontano uomini e donne dal regno di Dio è la superbia. E' senz'altro il peccato che Dio condanni di più.
Qual'è rimedio dunque? Esiste una soluzione? Umiliarsi al cospetto di Dio. Venite alla croce di Cristo e " abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù" (Filippesi 2.5).

Nessuno giungerà al Regno dei Cieli con il suo orgoglio, nessuno potrà accostarsi a Dio conservando un cuore pieno di superbia ed essere ricevuto da Lui. Solo quando umilmente si riconoscerà il proprio peccato e si riconoscerà Cristo Gesù come l'Agnello di Dio che ha tolto il peccato dal mondo, morendo sulla croce, si potrà avere accesso al cospetto di Dio.

mercoledì 18 maggio 2011

La superbia-parte terza

La superbia secondo la dottrina evangelica pentecostale
La superbia materiale.

Nella superbia materiale, al posto di Dio, sul trono viene innalzato l'io. Le cose secondarie acquistano un ruolo di primaria importanza, e la vita perde il suo equilibrio.
L'individuo comincia allora a concentrarsi su quello che ha piuttosto che su quello che egli è agli occhi di Dio, e l'anima comincia a inaridirsi. La superbia dei beni materiali tende a rendere l'uomo avido.

La brama per il denaro può servire a plasmare il carattere più della sete per l'alcol. Le parole del Salmo 62.10 ci mettono in guardia: " Non confidate nell'oppressione, e non mettete vane speranze nella rapina; se le ricchezze abbondano non vi mettete il cuore".
La Bibbia ci mette ancora in guardia con le parole di 1 Timoteo 6.9, dove è detto: " ma quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze che affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione".

Tutto quello che possediamo viene da Dio. La capacità di accumulare ricchezze viene da Dio. Il tempo che ci è concesso per godere le cose materiali viene da Dio. Su cosa si fonda dunque questo ingiustificato orgoglio umano per i beni? In Giacomo 1.17 si insegna che " ogni donazione buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto...". Non possediamo assolutamente nulla che non abbiate ricevuto da Dio. Egli ci ha dato la forza per lavorare, una mente per pensare. Tutto questo è un dono di Dio.

martedì 10 maggio 2011

La superbia- parte seconda


La superbia secondo la dottrina evangelica pentecostale
La superbia intellettuale.

Un'altra forma di superbia è quella intellettuale. A coloro che sono presi in questo laccio spirituale, la Bibbia dice: "La conoscenza gonfia, ma la carità edifica. Se uno si pensa di conoscere qualcosa egli non conosce ancora come si deve conoscere" I Corinzi 8.1,2.

Questa specie di orgoglio si manifesta nell'arroganza verso gli illetterati, gli analfabeti e gli oppressi. Esso dimentica che le nostre capacità mentali ci sono state donate da Dio, e che la conoscenza alla quale giungiamo è in gran parte opera di altri. Su cosa si fonda dunque l'arroganza intellettuale? Paolo l'apostolo dice: Non abbiate l'animo alle cose alte, ma lasciatevi attirare dalle umili, Romani 12.16.

Il filosofo Platone intratteneva alcuni amici in una stanza nella quale si trovava un divano riccamente ornato. Uno dei suoi amici entrò, sudicio come d'abitudine, e, salitovi sopra con i piedi, disse: Calpesto l'orgoglio di Platone!
Con tono mansueto questi rispose: Ma con più grande orgoglio, amico mio!

La superbia intellettuale è troppo spesso nemico di Dio perché dà, a chi la possiede, fiducia in sé stessi piuttosto che in Dio.
I superbi intellettuali amano mettere Dio in una provetta da laboratorio e sé non vi riescono, allora non possono accettarlo. Non amano appoggiarsi a Lui in piena fiducia. Il fatto che la fede sia qualcosa che trascenda l'istruzione, la conoscenza e perfino la ragione, e che accetti ciò che non può apparire nemmeno logico alla mente, riesce loro incomprensibile. Ma avere la conoscenza senza fede significa servirsi soltanto di metà della propria mente.

Il salmista esclamava : Il timore dell'Eterno è il principio di ogni sapienza Salmo 111.10.
La vera religione, contrariamente alla concezione di alcuni, accresce l'intelletto piuttosto che allontanare da esso. Paolo, che era anch'egli un'intellettuale, diceva: Siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente Romani 12.2. L'orgoglio intellettuale che si lascia andare alla intolleranza, al bigottismo ed al compiacimento di sé stessi è in odio a Dio. Egli lo detesta e in Proverbi 26.12 dice: Hai tu visto un'uomo che si crede savio? C'è più da sperare da uno stolto che da lui!

lunedì 9 maggio 2011

La superbia secondo la dottrina evangelica pentecostale

La superbia spirituale!
Il primo dei sette peccati capitali è l'orgoglio, ed è naturale che esso ci venga presentato per primo, perché come è scritto nel libro dei Proverbi nella Sacra Bibbia al capitolo 16:18: La superbia precede la rovina!

La superbia è quindi considerata una condizione mentale e morale che precede quasi ogni altro peccato. Qualunque peccato è egoismo in forma o in un'altra, e la superbia consiste essenzialmente in una smoderata stima di sé stessi e nel piacere che si prova al pensiero della superiorità sui propri simili.
In Proverbi 16.5,la Bibbia dice: Chi è altero d'animo è in abominio all'Eterno; certo non rimarrà impunito.
Sempre in Proverbi 29.23 si legge ancora: L'orgoglio abbassa l'uomo, ma chi è umile di spirito ottiene la gloria.

La superbia che Dio aborrisce non è il rispetto di sé stessi o un legittimo senso di dignità personale, ma la valutazione altezzosa ed eccessiva della propria persona, smodata in rapporto al nostro reale valore. E' quella ripugnante esaltazione di sé stessi che nausea sia l'uomo che Dio, che procede tronfia mente alla presenza dell'Onnipotente.

La superbia può assumere varie forme, ma essa resta sempre una conseguenza dell'alterigia del cuore umano. Alcuni inorgogliscono per il loro sembiante o per la loro razza, altri per le proprie attività, altri ancora per la loro posizione sociale.
In altre parole, l'orgoglio può essere spirituale, intellettuale, materiale e sociale.Ma il più detestabile tra essi è quello spirituale. E' appunto questa superbia dell spirito il peccato che provocò la caduta di Lucifero, ed è in realtà da qui che prese le proprie mosse il peccato.

In Isaia 14: 12-15 si legge: Come mai sei caduto dal cielo o astro mattutino, figliuol dell'aurora? Come mai sei atterrato, tu che calpestavi le Nazioni? Tu dicevi in cuor tuo: Io salirò in cielo, eleverò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio, io m'assiderò sul monte dell'assemblea, nella parte estrema del settentrione; salirò sulle sommità delle nubi, sarò simile all'Altissimo. Invece t'han fatto discendere nel soggiorno dei morti, nelle profondità della fossa!

domenica 8 maggio 2011

la superbia

 " Per superbia si intende la ipervalutazione della propria persona e delle proprie capacità, correlata ad un atteggiamento di superiorità verso gli altri considerati inferiori.

Origini psicologiche
La superbia affonda le sue radici nel profondo dell'uomo, che è sempre teso alla ricerca e all'affermazione della sua identità. L'identità non è qualche cosa che si elabora al proprio interno, ma è qualche cosa che ciascuno negozia nel rapporto con gli altri, da cui attende il riconoscimento.
Il bisogno di riconoscimento nell'essere umano è fortissimo: forte al pari di altri bisogni più esistenziali…L'importanza personale..

Origini "storiche"
A un certo punto della nostra Storia, il Comunismo ha affermato che gli uomini sono tutti uguali. Da una parte, il diffondersi di tali convinzioni è stato benefico al progresso: gli uomini hanno incominciato ad avere pari opportunità indipendentemente da razza, credo, estrazione sociale.
D'altra parte, tuttavia, una forma esasperata di uguaglianza, riconosciuta per diritto di nascita, ha prodotto quell'omogeinizzazione dell'umanità che toglie ad ogni uomo la lotta per il riconoscimento, favorendo di conseguenza l'esplosione della superbia.

Anche il Cristianesimo, male interpretato, è stato utilizzato per affermare che gli uomini sono tutti uguali. In effetti il messaggio del Vangelo, secondo me, era un altro: Gesù affermava infatti che "gli uomini sono un Uno", non che sono tutti uguali, e la parabola dei Talenti ne è una dimostrazione…

Al contrario, in una società in cui vengono apprezzate le differenze, le persone possono essere orgogliose, nella accezione positiva del termine. L'orgoglio sano( fierezza) è quello che ci porta a difendere la nostra dignità di esseri umani, a rifiutare compromessi, a non farci calpestare, e ad essere soddisfatti di noi stessi quando ci realizziamo.
Nulla di buono potremmo fare senza una adeguata stima di noi, stima che dipende dalla consapevolezza delle nostre doti e dei nostri limiti. Ma quando l'orgoglio travalica, si trasforma in vanità, boria, e superbia.

Le soluzioni per correggere la superbia
Correttivo della superbia è l'umiltà, ma non quella che coincide con la diminuzione di sé fino al limite dell'autodenigrazione. Piuttosto, quell'umiltà che frena l'impulso ad ignorare i propri limiti e perseguire mete che non sono alla propria portata. La consapevolezza dei propri limiti concede ad ognuno di essere orgoglioso di sé senza doversi sottomettere ad un altro per umiltà, perché in questo caso non di umiltà si tratterebbe, ma di umiliazione.

Conclusione
Nella nostra cultura c'è poco fierezza e molta superbia, poca dignità e molta apparenza: per apparire si è disposti persino a svendersi e servire. É il degrado che crea uomini superbi senza fierezza e uomini servizievoli senza umiltà.
La superbia è servile: non deve stupire chi, dopo avere conosciuto potere e ricchezza, quando va in rovina non ha nessuna difficoltà a strisciare.

Quando qualcuno si mostra gentile e umile, può succedere che la gente pensi che sia un debole, e ne approfitti per calpestarlo con prepotenza. Ma dopo un po', tutti si accorgeranno che il suo comportamento non é dettato da debolezza ma da una grande forza morale e spirituale.

sabato 2 aprile 2011

Il peccato secondo gli evangelici pentecostali

I cristiani evangelici pentecostali credono che il peccato abbia avuto origine dalla tentazione, che avendo avuto il sopravvento nell'uomo abbia generato la disubbidienza al comandamento di Dio e dato luogo quindi al peccato.

Nel secondo capitolo del libro della Genesi c'è lo sfondo della caduta dell'uomo, parla della prima abitazione, della sua intelligenza, del suo servizio nel giardino di Eden, ed infine del primo matrimonio.
Particolare rilievo è dato ai due alberi del giardino:l'albero della conoscenza del bene e del male e l'albero della vita.
L'albero "proibito" fu creato per provvedere come per dire ad una prova, mediante la quale l'uomo potesse liberamente, per amore non per costrizione, scegliere di servire Dio e svilupparsi cosi nel carattere.

Particolare importanza viene posta dai pentecostali al libero arbitrio senza il quale l'uomo sarebbe solamente una macchina.
Che cos'è dunque il peccato?
Per definire il male, la Bibbia usa una grade varietà di termini. i quali ci insegnano molto sulla sua natura.
Nell'Antico Testamento il peccato viene intravisto nelle seguenti sfere:

Nella sfera della morale.
1 La parola più comunemente usata per il peccato significa < fallire il bersaglio>, ossia il peccatore fallisce il vero scopo dell'esistenza.
Perdere la via, come un viaggiatore che si trova fuori del giusto sentiero.
Essere trovati mancanti quando si è pesati nelle bilance di Dio.

In Genesi 4:7 il peccato viene definito come una bestia feroce pronta a balzare su chiunque le dia luogo.
2 <Raggiro> o <perversità> , quindi l'opposto di giustizia che letteralmente vuol dire < ciò che è dritto> o <conforme alla giusta regola>.
3 < Malvagità> che <infrange> o fa violenza alla legge di Dio.
Nella sfera della condotta.

La parola usata per indicare il peccato commesso in questa sfera significa violenza o condotta ingiuriosa ( genesi 6:11-Ezechiele 7:23-Proverbi 16:29)
Rigettando i freni della legge, l'uomo maltratta ed opprime i suoi simili.
Nella sfera della santità.
Ogni membro viene ritenuto a contatto con Dio ed era ritenuto Santo ossia appartato , messo a parte, le cose estranee a quella legge erano <profane> e colui che vi partecipava diveniva impuro.
Nella sfera della verità

Ingannevole, il peccato agisce parlando falsamente, alterando la verità e rendendo falsa testimonianza.
Il primo peccatore è stato un bugiardo, ed ogni peccato contiene in sé l'elemento dell'inganno.
Nella sfera della sapienza
Il peccato agisce empiamente perché non può o non vuole ragionare rettamente, l'uomo peccatore che ode l'esortazione la dimentica ed è facilmente condotto a peccare.

Essere privi di senno cioè coloro che, per mancanza di intendimento piuttosto che per propensione al peccato, sono vittime del peccato stesso, imperfetti nella sapienza essi sono soggetti a fare giudizi affrettati sulla Provvidenza di Dio, correndo verso l'empietà.

Stolto, schernitore ossia capaci di fare del bene ma incline alle cose carnali, materiali, ma anche increduli.
Nel nuovo testamento il peccato è descritto come mancare il bersaglio, come nell'Antico testamento.
Debito, l'uomo deve a dio l'osservanza dei suoi comendamenti quindi ogni peccato commesso è contrarre un debito con Lui.
Impossibilitato a pagarlo la sua solo speranza è nel perdono e nella remissione del debito stesso.
Violazione della legge.
Il peccato e trasgressione della legge, 1 Giovanni 3:4.

Il peccatore è un ribelle ed idolatra, perché colui che deliberatamente viola un comandamento sceglie la sua volontà, invece di quella di Dio.
Disubbidienza, trasgressione, caduta o fallo, sconfitta,empietà ed errore sono termini e definizioni usate molto spesso nel nuovo testamento.

venerdì 1 aprile 2011

il peccato

Nell'etica ed in alcune religioni, si parla di peccato come di un atto moralmente illecito, una condotta considerata riprovevole, in contrasto con la coscienza e con i principi e le norme morali riconosciute dalla persona e nell'ambito della società in cui vive. In alcune religioni l'atto peccaminoso consiste generalmente nel superare, anche involontariamente, i limiti posti dalla sfera delle cose sacre e quella delle cose profane. In tale caso più che riprovevole moralmente, il peccato è considerato pericoloso perché può attirare sul peccatore e su tutta la comunità la maledizione della divinità offesa e perciò richiede una qualche sorta di espiazione affinché l'equilibrio turbato sia ristabilito.In altre religioni il peccato attiene alla sfera morale e alla volontà ed è strettamente individuale, sebbene possa avere anche delle ripercussioni sociali.

IL PECCATO SECONDO LA CHIESA CATTOLICA

Nel compendio del catechismo della Chiesa Cattolica il peccato è definito come «una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna» (sant'Agostino). È un'offesa a Dio, nella disobbedienza al suo amore. Esso ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua misericordia.In quanto alla natura del peccato una distinzione va fatta per il peccato originale. Con un'affermazione lapidaria l'apostolo Paolo sintetizza il racconto della caduta dell'uomo contenuto nelle prime pagine della Bibbia: « a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte » (Rm 5,12). L'uomo, contro il divieto di Dio, si lascia sedurre dal serpente e allunga le mani sull'albero della conoscenza del bene e del male, cadendo in balia della morte. Con questo gesto l'uomo tenta di forzare il suo limite di creatura, sfidando Dio, unico suo Signore e sorgente della vita. È un peccato di disobbedienza che divide l'uomo da Dio. Adamo, il primo uomo, trasgredendo il comandamento di Dio, perde la santità e la giustizia in cui era costituito, ricevute non soltanto per sé, ma per tutta l'umanità: « cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta. Si tratta del peccato originale che sarà trasmesso per propagazione a tutta l'umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali ».
Il peccato prolifera nell'uomo perché il peccato trascina al peccato, e la sua ripetizione genera il vizio. I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono abitudini perverse che ottenebrano la coscienza e inclinano al male. I vizi possono essere collegati ai sette peccati cosiddetti capitali, che sono: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità, pigrizia o accidia.

 IL PECCATO SECONDO I GIUDEI

Il Giudaismo è motivato dal desiderio di fare la volontà di Dio. Esso crede che questo volere è trovato nella legge Mosaica, come è stata elaborata e applicata alle varie circostanze durante i secoli.
Nel Giudaismo rabbinico, il buono e il cattivo sono sempre possibilità per l'uomo, ma la sua basilare dignità e bontà richiede che esso sia libero per inclinare la bilancia da una parte o dall'altra e la sua inclinazione è di scegliere il buono.
Perciò, il Giudaismo è ottimistico sulla abilità dell'uomo di fare il volere di Dio ed il peccato non è generalmente un concetto di maggiore importanza.
 In ogni modo, non c'è concetto del bisogno di rigenerazione.  Se un Giudeo si è smarrito da Dio, c'è soltanto bisogno che ritorni (il significato Ebreo di "pentimento") e cammini di nuovo nella via del Signore.
 I Giudei credono che Dio si aspetta che uno faccia il meglio che può con quello che ha, che include educazione, abilità innate, e la situazione in cui una persona si trova e abbia il potere di perfezionarsi. Anche su questa bilancia una persona non usa tutto il suo potenziale o utilizza tutte le opportunità. Perciò la gioia nel Mondo a venire di uno, dipende da quanto questa persona usa di quello che ha su questa terra.
Nel Giudaismo, la salvezza non è un termine comunemente usato. Per entrare nel paradiso di Dio una persona deve seguire i comandamenti di Dio nella Torah. I Gentili devono solo seguire i 10 Comandamenti ,ma  i Giudei devono seguirne 613. 

Il peccato nell'Islam

L'Islam vede il peccato (dhanb, thanb) come qualsiasi cosa che vada contro la volontà di Allah. L'Islam insegna che il peccato è un atto e non uno stato dell'essere. Il Corano insegna che “l'anima (umana) è certamente predisposta al male, a meno che il Signore non le doni la Sua Misericordia”, e che neppure i profeti assolvono se stessi da questa colpa (Corano 12:53). Maometto diceva:“Fai buone azioni in modo corretto, sincero e con moderazione, e gioisci, perché le buone azioni di nessuno sono sufficienti a metterlo in Paradiso.” I Compagni chiesero, “Nemmeno tu, o Messaggero di Allah?” Lui rispose, “Neppure io, a meno che Allah non doni il Suo perdono e la sua misericordia a me”.
Nell'Islam si ritiene che Iblis (il Satana della tradizione Giudaico-Cristiana) abbia un ruolo significativo nel tentare l'umanità verso il peccato. Quindi la teologia Islamica identifica e ci mette in guardia da un nemico esterno dell'umanità che la conduce al peccato (Corano 7:27, 4:199, 3:55 ecc). In vari versi il Corano (Corano 2:30, 7:11, 20:116) spiega i dettagli della tentazione di Iblis nei confronti di Adamo e in (Corano 7:27) afferma che lo schema di Iblis per tentare l'uomo è lo stesso usato per tentare Adamo, cioè Allah impone una legge per l'uomo ma invece l'uomo obbedisce ai suoi desideri più bassi e non si guarda dalla tentazione del suo nemico. Iblis tradisce l'essere umano offrendogli vane speranze laddove invece lo conduce all'errore, aiutato in questo dal fato. Quindi esso trasgredisce i limiti impostigli da Allah e disobbedisce ai Suoi comandamenti. Diviene quindi giustamente soggetto al giudizio e alle afflizioni impostegli da Allah. Ma come proposto dalla versione coranica della storia di Adamo, l'uomo può rivolgersi ad Allah con le parole che la divinità gli ispira dopo aver fallito nella prova imposta, perché Egli è colmo di Misericordia. (Corano 2:37).
I Musulmani ritengono che Allah sia adirato per il peccato e punisce alcuni peccatori con le fiamme di jahannam (l'inferno) ma è anche ar-rahman (il Compassionevole) e al-ghaffar (Colui che Perdona). Si ritiene che il fuoco di jahannam abbia una funzione purificatrice e che dopo tale espiazione un individuo che era stato condannato al jahannam può entrare nel jannah (il Giardino), se aveva avuto “un atomo di fede”.

IL PECCATO SECONDO L'INDUISMO

Nell'Induismo non esiste peccato contro un Dio Santo. Trasgressione non sono atti contro qualsiasi Dio ma sono atti di ignoranza contro se stessi. Queste malvagità possono essere vinte seguendo gli insegnamenti della propria casta.
L'Induismo non vede il peccato come un crimine contro Dio, ma come un atto contro Karma (ordine morale) e contro se stessi.  Lo si pensa come cosa naturale (anche se infelice) che una anima agisca erroneamente, perché essa vive in nescienza, avidya, il buio dell'ignoranza. 
L'Hindi trova difficile la proposizione di un uomo che soffra per i peccati di un altro, perché questo rende il loro ordine morale dell'Universo irreale nel tenere gli uomini sotto "l'illusione" di poter peccare quanto uno vuole ed essere ultimamente salvato dalla Grazia di Dio. La salvezza nell'Induismo si può ottenere in tre modi: la via della sapienza sapendo che uno è parte del finale Brahman e non una separata entità; o la via della devozione che è amore e devozione ad una particolare deità; o la via dei lavori, seguire rituali cerimoniali. Questa salvezza viene da interminabili cicli di nascita, morte e rinascita. Secondo la dottrina del Karma e trasmigrazione, l'uomo non ha bisogno di un salvatore perché ognuno deve espiare i propri peccati in successive rinascite finché abbia raggiunto 'mukti', liberazione o salvezza. Per la legge del Karma durante una interminabile serie di rinascite l'anima miete quello che ha seminato in una vita, o di miseria o di benedizione, nella futura rinascita.

 Il peccato nel Buddhismo

Il Buddhismo non riconosce l'idea soggiacente al peccato. Nel Buddhismo esiste una “Teoria di Causa-Effetto”, nota come coproduzione condizionata applicata dal karma . In generale, il Buddhismo illustra le intenzioni come la causa del karma, classificate come buone, cattive o neutrali. Inoltre, molti pensieri nella mente di un qualsiasi essere vivente possono essere anche loro negativi, costituendo questi un karma mentale invece che verbale o fisico.Vipaka, il risultato o la conseguenza del proprio karma, può comportare una bassa qualità della vita, distruzione, malattia, stress, depressione e tutte le possibili disarmonie della vita, come può invece generare una buona vita, felice e armoniosa. Le buone azioni producono buoni risultati, mentre quelle cattive producono cattivi risultati. Il karma e il vipaka sono le proprie azioni e il loro risultato.
I cinque precetti (pañcasīla nella lingua pāli) costituiscono il codice fondamentale dell'etica buddhista per i laici, che sono accettati per libera scelta da quanti intendono seguire gl'insegnamenti di Gautama Buddha. È una comprensione di base degli insegnamenti buddhisti su come porre fine alla sofferenza:
  1. accetto la regola di astenermi dal distruggere creature viventi;
  2. accetto la regola di astenermi dal prendere ciò che non mi è dato;
  3. accetto la regola di astenermi da una cattiva condotta sessuale;
  4. accetto la regola di astenermi dal parlare scorrettamente;
  5. accetto la regola di astenermi dall'uso di sostanze intossicanti che alterano la lucidità della mente.
Questo conduce ad evitare le più immediate cause della sofferenza e a potersi dedicare con maggior profitto alla pratica di profonda visione e di raccolto acquietamento, il cui frutto finale è l'uscita dal saṃsāra, il ciclo della rinascita. Dopodiché, si raggiunge il nirvāṇa, la liberazione definitiva, nel Buddhismo primitivo. Nella successiva sezione degli insegnamenti, il concetto di peccato si lega sempre al karma e contempla una sofferenza che la persona vive nel presente, causata dalla sua stessa negligenza. Il peccato più grave è la convizione di non possedere la natura di Buddha, quindi di essere vittime delle casualità e non fautori del proprio destino. Tutto diventa negativo e la persona perde ogni controllo di sé e del proprio ambiente.




mercoledì 23 marzo 2011

Omosessualita

Cristianesimo
cosa dice la Chiesa dell’omosessualità e delle persone omosessuali: “L’omosessualità designa le relazioni tra uomini e donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. 

Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essi.essere approvat Un numero non trascurabile di uomini e donne presenta tendenze omosessuali; essa costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. 

Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione. Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso la virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.” (Catechismo della Chiesa Cattolica 2357-2358-2359)C

Ebraismo
La Torah (la legge ebraica) è la fonte classica primaria per la visione degli ebrei circa l'omosessualità che dichiara:
« Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è to'eva. »
(Levitico, 18:22)
Il termine to'eva è normalmente tradotto come «abominio» ed è utilizzato all'interno del testo sacro in riferimento a diversi atti proibiti che includiono l'incesto, l'idolatria, il cibarsi di animali impuri e l'ingiustizia economica. Nel contesto delle proibizioni sessuali il termine della Torah è anche interpretatato come la contrazione delle parole to'eh ata vah, che significano «deviate da ciò che è naturale»

« La legge ebraica [...] rifiuta il punto di vista che l'omosessualità debba essere considerata semplicemente come malattia o come moralmente non importante [...] La legge ebraica stabilisce che nessun'etica edonistica, anche se chiamata "amore", può giustificare l'omosessualità più di quanto possa legittimare l'adulterio o l'incesto, per quanto questi atti possano essere genuinamente interpretati con amore e consenso reciproco. »

Islamismo
Innanzitutto va detto che l'Islam si occupa di giudicare e valutare i comportamenti piuttosto che i desideri sessuali. In particolare nell'Islam viene condannato il rapporto sodomita con uomini o donne indifferentemente –, identificandolo come un peccato molto grave. Il concetto stesso di orientamento omosessuale non trova riconoscimento né applicazione nella legge islamica.

Per quanto riguarda il diritto islamico, che si fonda sulla fede islamica, si può osservare che i rapporti omosessuali portano ufficialmente alla pena di morte in sette nazioni islamiche. In molte nazioni musulmane,l'omosessualità è punita con il carcere, con pene pecuniarie, o pene corporali. In alcuni altre, i rapporti omosessuali non sono specificatamente proibiti dalla legge.

Induismo
Il rapporto tra omosessualità ed induismo è complesso e non privo di contraddizioni.
Da una parte, l'omosessualità è presente in antichissimi testi religiosi e filosofici vedici, quali il Rig Veda ed in numerose sculture e dipinti.

D'altra parte, a causa dapprima della forte influenza in India della cultura dei dominatori Islamici e poi della cultura dei dominatori britannici puritani, che hanno redatto i principali codici di legge civile e penale, fino al 2009 ufficialmente nel subcontinente indiano l'omosessualità è stata un reato:Lord Thomas Macaulay,nel 1860 sanciva che:
« Chiunque, volontariamente, abbia un rapporto carnale contro l'ordine della natura con un uomo, una donna o un animale, sarà punito con - la prigione a vita - o per un periodo che può arrivare a dieci anni, e dovrà anche pagare una multa

Buddismo
Nel buddhismo, il terzo dei Cinque precetti afferma che è necessario astenersi dai comportamenti sessuali non appropriati. Fra le molte interpretazioni di quali siano i comportamenti sessuali "non appropriati" ci sono: rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, il sesso con un'altra persona senza il consenso del/la proprio/a partner, o il punto di vista - storicamente prevalente - secondo cui la definizione si limita a descrivere lo stupro, l'incesto e il bestialismo.

« Non c'è nulla di intrinsecamente sbagliato nel sesso. Quello che è sbagliato è l'attaccamento ad esso e l'esserne ridotti in schiavitù, oppure la credenza che indulgere nel sesso possa portare alla felicità suprema. Questo è il problema causato dallo sfruttamento del sesso da parte dell'industria dell'intrattenimento di massa – disseminare il mito che il sesso possa condurre ad uno stato di felicità durevole. [...] Per errata condotta s'intende un comportamento che arrechi danno o alla persona che compie l'atto oppure al compagno/a. Questo vuol dire ad esempio che se entrambe le persone coinvolte sono adulti consenzienti, non minorenni, non "attaccati" – giuridicamente o per altra via - a qualcun altro, non c'è danno alcuno. »

Evangelici pentecostali
Per la Bibbia, a cui gli evangelici pentecostali fanno riferimento in ogni loro dottrina, l’essere umano è stato creato uomo e donna e l’unione matrimoniale tra un uomo e una donna rappresenta uno spazio relazionale, affettivo e sessuale all’interno del quale è possibile realizzare la loro umanità. Altre forme di unione e di convivenza sono considerati pericolosi stravolgimenti della vocazione umana e indebiti ripiegamenti verso relazioni monche. Secondo gli evangelici pentecostali, anche l’identità sessuale e relazionale, come tutte le altre sfere della vita, è stata intaccata dal peccato, infranta nella sua integrità e depauperata della sua pienezza. In quest’ottica, l’omosessualità vìola la vocazione alla complementarità tra uomo e donna e preferisce fissarsi sulla riduplicazione idolatrica di sé nell’altro.

L’omosessualità viene compresa dalla Scrittura come uno tra i tanti modi in cui si può stravolgere il progetto della complementarità umana. La condanna dell’omosessualità, pur se espressa in termini diversi, è presente in diverse sezioni della Bibbia e in diversi momenti della storia della salvezza, a testimonianza del fatto che non si tratta di una posizione tipica di un certo ambiente culturale ristretto, ma di un convincimento ribadito a più riprese nel corso della progressione della rivelazione (ad esempio: Gn 19,1-29; Lv 18,22; 20,13; Mt 15,19; Mc 7,21; Rm 1,18-32; 1 Cor 6,9; 1 Tm 1,8-11).

I soggetti omosessuali, devono essere posti di fronte all’esigenza di ricostruire la propria identità secondo le piene potenzialità dell’essere umano e non secondo dei surrogati illusori che assolutizzano il sé e il simile a sé, non accettando la diversità delle relazioni e dell’altro da sé. Questo cammino ricostruttivo dovrà essere sensibile ai costi umani richiesti a chi lo intraprende e dovrà trovare nella chiesa una comunità accogliente e simpatizzante, anche se ferma nella convinzione della superabilità della condizione omosessuale. Per tutti gli esseri umani, senza distinzione alcuna di sesso e di orientamento, i cambiamenti radicali implicano rinuncia e dolore, ma sono gli unici a produrre una vera liberazione in vista di una piena umanità. Nessuna condizione umana deve essere considerata irreversibile; anzi, la possibilità della crescita umana presuppone la necessità del cambiamento.

domenica 20 marzo 2011

Pena di morte

Cristianesimo
AI contrario della maggior parte delle Chiese protestanti, le Chiese cattolica e ortodossa non condannano formalmente la pena di morte. Da tempo il magistero papale è orientato però a una ferma condanna.

Ebraismo
La legittimità della pena di morte viene riconosciuta nei testi sacri della "Torah" (la celebre legge della "vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede" contenuta nei libri del Levitico e del Deuteronomio), e per gli ebrei ortodossi ancora oggi ha vigore. Ma con condizioni così restrittive che di fatto ne viene impedita l'applicazione.

Islamismo
Il Corano riconosce fondamentalmente l'uso della pena di morte per la difesa della società, in particolare come punizione di chi commette un omicidio. Il Corano indica tre soli motivi che giustificano l'uccisione di un uomo: l'adulterio, la difesa della vita di un musulmano e l'apostasia, ossia l'abiura delta religione musulmana. 

Induismo
Le posizioni induiste relative alla pena di morte sono varie: per alcuni, i più "riformisti", essa è assolutamente inaccettabile. Per altri solo nel caso di gravi colpe è ammessa. Il castigo rappresenterebbe, infatti, una sorta di purificazione per il peccatore che sta per passare alla nuova vita e al giudizio divino sulla sua condotta.

Buddismo
L'omicidio è una delle colpe più gravi e comporta più stadi purificatori. Poiché gli uomini, secondo la dottrina, non sbagliano per cattiveria, ma per ignoranza, ne deriva un rifiuto categorico e incondizionato della pena di morte.
Il punto di vista degli evangelici pentecostali, riguardo la pena di morte è alquanto chiaro ed inequivocabile: Bisogna abolirla!
E comunque necessario che si faccia una precisazione a tal proposito, i pentecostali non intendono schierarsi a favore di un " perdonismo" e un "buonismo" che nulla hanno a che vedere con il cristianesimo ma solo con mera superficialità.
Fatto questo distinguo, la posizione riguardo alla pena di morte come già detto è contro, e a tal proposito citano ben 10 motivi per cui perseguire l'abolizione di tale pena.
Cercherò di citare solo quelli più salienti:

1. La pena di morte non serve come deterrente contro i crimini.
L'argomento della deterrenza è quello più frequentemente chiamato in causa:
condannare a morte un trasgressore dissuaderebbe altre persone dal commettere lo
stesso reato. L'argomento della deterrenza non è però così valido, per diversi motivi.
Nel caso, per esempio, del reato di omicidio, sarebbe difficile affermare che tutti o
gran parte degli omicidi siano commessi dai colpevoli dopo averne calcolato le
conseguenze. Molto spesso gli omicidi avvengono in momenti di particolare ira
oppure sotto l'effetto di droghe o di alcool oppure ancora in momenti di panico. In
nessuno di questi casi si può pensare che il timore della pena di morte possa agire da deterrente.

2. L'applicazione delle norme giuridiche è spesso soggetta a errori umani dolosi o involontari.
La pena di morte non colpisce solo i colpevoli, ma anche, forse più spesso di quanto si immagini, persone innocenti.
Uno studio dello Stanford Law Review ha documentato in questo secolo 350 casi di condannati a morte negli Stati Uniti, in seguito riconosciuti innocenti.

3. La pena di morte è un arma troppo potente in mano a governi sbagliati. Può essere sfruttata dal governo per eliminare personaggi politicamente o religiosamente scomodi, alterando persino il concetto di gravità di certi atti. È quello che sta
attualmente accadendo in Cina dove si muore non solo per aver commesso crimini gravi, ma anche per il semplice fatto di opporsi al regime. Nel 1993 il 63% delle esecuzioni mondiali sono avvenute proprio in territorio cinese.

4. L'applicazione della pena di morte non incentiva la ricerca di sistemi preventivi.
Quando viene applicata la pena di morte, la gente prova quasi un sentimento di
soddisfazione, quasi che in questo modo il crimine commesso fosse ripagato, espiato, dimenticando in realtà che la vittima ha subito un'ingiustizia che non potrà mai essere ripagata.
Tuttavia la gente è come soddisfatta. Lo Stato si mostra così
"giusto" ed efficiente contro il crimine. In questo modo si corre il rischio che lo Stato possa, in qualche modo sentirsi dispensato dalricercare una soluzione che prevenga il crimine.

5. Il diritto alla vita è un principio fondamentale su cui si basa la nostra società.
Come nessun uomo ha il diritto di uccidere un suo simile per qualsiasi motivo - il diritto alla vita è un principio fondamentale
su cui si basa la nostra società - così lo Stato, che agisce razionalmente, non spinto dall'emozione del momento, e in quanto
garante della giustizia, non deve mettersi sullo stesso piano di chi si macchia del più orribile dei crimini: l'omicidio.

venerdì 18 marzo 2011

MANIPOLAZIONI GENETICHE

Cristianesimo
Opposizione fermissima dei cattolici alla clonazione umana e, nella maggior parte dei casi, alle sperimentazioni genetiche, come l'utilizzo di cellule staminali embrionali, e alla fecondazione eterologa (ossia, con ovuli o spermatozoi di donatore). La Chiesa ortodossa ritiene la clonazione un attacco all'immagine di Dio di qui si è portatori. La confessione protestante ha una posizione di apertura verso donazione e cibi transgenici. L'importante è che sia garantita la sicurezza per l'uomo degli esperimenti esegui

Ebraismo
Le posizioni dei rabbini al riguardo sono ancora molto varie e discordanti. Comanda la "Torah": «Dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». In base a questi versetti c'è chi ritiene che le manipolazioni genetiche siano lecite in assoluto. Altri che lo siano solo in casi ben specifici. Altri ancora che non lo siano per nulla. Non esiste quindi un magistero definito al riguardo.

Islamismo
Le biotecnologie sono tendenzialmente lecite. Non lo sono più quando i loro risultati vengono usati per scopi di vilipendio della dignità umana e quando portano a occasioni che potrebbero provocare danni o perdite a se stessi e agli altri. Manca ancora, negli Stati islamici, una legislazione ben definita. 

Induismo
L'induismo non ha espresso un giudizio unanime nei confronti della donazione e delle biotecnologie. In linea generale sembra però dimostrarsi favorevole, purché ogni ricerca sia sostenuta da principi etici morali e spirituali, fondamentali per uno sviluppo del benessere dell'uomo.

Buddismo
Nessuna indicazione unanime riguardo alle tecnologie genetiche; la legge buddista dell'"eterno mutare" viene spesso interpretata a favore delle
sperimentazioni nel campo dell'ingegneria genetica, per il fatto che non esistono sistemi di valutazione fissi nel tempo. Su casi specifici, altri pongono dei veti

Riguardo alle manipolazioni gentiche gli evangelici pentecostali, sembrano, non prendere una posizione ben precisa.
"Lasciamo libertà di scelta! Sono faccende intime".
"Va bene che oggi non c’è più pudore e tutti raccontano tutto, ma queste cose uno se le deve vedere solo con la propria coscienza”
Diceva cosi Francesco Toppi che fù presidente storico delle Assemblee di Dio in Italia(A.D.I).
Questo riserbo potrebbe celare un’antipatia per ogni bioetica lontana da una lettura estremamente rigorosa delle Scritture, ma in effetti i pentecostali una posizione chiara sembra che non la vogliano mostrare.

lunedì 14 marzo 2011

DIVORZIO

CRISTIANESIMO
La Chiesa cattolica non ammette il divorzio. I risposati fino a pochi anni fa considerati pubblici peccatori, non sono però 'anime fuori dalla Chiesa". Tuttavia a loro la comunione è concessa solo se si impegnano ad astenersi dai rapporti sessuali. Per i protestanti il divorzio è un dramma esclusivamente personale che non riguarda la comunità. Il matrimonio tra divorziati è quindi tollerato. La Chiesa ortodossa accetta il divorzio e autorizza le seconde nozze.

EBRAISMO
L'ebraismo riconosce il divorzio senza nessuna restrizione. Per contrarre un secondo matrimonio con rito religioso è necessario però chiedere l'autorizzazione al partner dal quale ci si è precedentemente separati. Il divorzio religioso deve comunque essere accordato dal tribunale ebraico e il secondo matrimonio è permesso solo dopo che siano trascorsi almeno 90 giorni dalla sentenza.

ISLAMISMO
Il Corano prevede la rottura del contratto di matrimonio, ma, nonostante ciò, il divorzio è biasimato dall'intera comunità (non a caso la procedura di separazione è lunghissima). E' previsto come rimedio alla sopravvenuta impossibilità di
realizzare i fini del matrimonio: amore e comprensione tra i coniugi e clima familiare armonioso per la crescita dei figli. La poligamia è consentita (nella pratica è rara).

INDUISMO
Il divorzio non è contemplato dalla tradizione induista, ma l'India moderna ne riconosce la possibilità. Si tratta di una possibilità teorica, perché ostacolata
dalla legislazione: alle donne che hanno divorziato è proibito risposarsi, il che toglie loro ogni possibilità di riconoscimento nella vita sociale.

BUDDISMO
Le regole matrimoniali del buddismo sono molto semplici e si basano sul buon senso reciproco. I testi sacri sanciscono la fedeltà nei confronti del coniuge. Il divorzio è riconosciuto solo per gravi casi di disaccordo. Non c'è comunque un magistero definito e unitario al riguardo.

La posizione degli evangelici pentecostali riguardo al divorzio, cosi come ogni loro dottrina e credo e rivolta esclusivamente a quello che nella Bibbia, Gesu', ha lasciato detto:
“Ed io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per cagion di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio”.
Ed ancora:
“E de' Farisei s'accostarono a lui tentandolo, e dicendo: È egli lecito di mandar via, per qualunque ragione, la propria moglie? Ed egli, rispondendo, disse loro: Non avete voi letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina, e disse: Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre e s'unirà con la sua moglie e i due saranno una sola carne?

Talché non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Iddio ha congiunto, l'uomo non lo separi. Essi gli dissero: Perché dunque comandò Mosè di darle un atto di divorzio e mandarla via? Gesù disse loro:
Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandar via le vostre mogli; ma da principio non era così. Ed io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per cagion di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio. I discepoli gli dissero: Se tale è il caso dell'uomo rispetto alla donna, non conviene di prender moglie.

Ma egli rispose loro: Non tutti son capaci di praticare questa parola, ma quelli soltanto ai quali è dato. Poiché vi son degli eunuchi, i quali son nati così dal seno della madre; vi son degli eunuchi, i quali sono stati fatti tali dagli uomini, e vi son degli eunuchi, i quali si son fatti eunuchi da sé a cagion del regno de' cieli. Chi è in grado di farlo lo faccia.” (Matteo 19:3-12).

Quindi, per riassumere, all'uomo non è lecito mandare via la propria moglie se essa si ammala gravemente, se ella non riesce a cucinare delle vivande esattamente come piacciono al marito, o se il suo corpo riceve l'amputazione di un membro, o se perde un occhio o i capelli, o se si comporta in maniera irrispettosa verso il marito o se il marito, dopo averla sposata, l'ha trovata sterile e non può dargli dei figli, o se ha trovato una donna più bella di lei, perché mandarla via per una di queste ragioni significa farla essere adultera.

Ma gli è lecito mandarla via solo nel caso ella commetta adulterio; in questo caso egli mandandola via non la fa essere adultera perchè ella già lo è. Ma badate che secondo la dottrina pentecostale, avere il diritto di mandare via la propria moglie quando questa ha commesso adulterio, non significa avere il diritto di risposarsi con un'altra donna, dopo averla mandata via.
Stando dunque così le cose, sia l'uomo che la donna non hanno il diritto di risposarsi neppure se uno dei due commette adulterio, e fino a che l'altro è ancora in vita rimangono per la legge legati e se uno dei due si risposa commette adulteri.

Secondo gli spiritualisti Dio ha punito l'umanità facendogli fare l'esperienza nella carne(il materiale), e ha separato, ciò che era l'essere spirituale completo e divino, in maschio e femmina.
Lo scopo ultimo è quello di unire nella materia il maschio e la femmina per fare una cosa sola dei due corpi spirituali. Il compito dell'essere umano,secondo gli spiritualisti, è cercare la metà mancante del proprio spirito e unirli insieme facendo un cammino di rinascita dalla carne, dai suoi desideri, dai suoi sentimenti impuri, dalle tentazioni di tutti i vizi (della materia)e unire i due spiriti maschio e femmina, per essere una sol cosa davanti a Dio e essere a sua immagine e somiglianza.

Per questo finchè non si è trovato la propria parte mancante, lo spiritualismo accetta il cambiamento di coppia, non lo trova illecito o peccaminoso(dannoso per il proprio carma) solo se tutto è finalizzato a cercare l'anima gemella per unire le due parti spirituali, senza provare sentimenti lussuriosi o voluttuosi ma solo l'AMORE può unire due anime.
Lo spiritualista può fare coppia anche senza consumare unioni carnali se è sua convinzione che davanti a Dio sono anime gemelle.( lo spiritualista si identifica più come anima. L'individuo lo ritiene transitorio e parte del ciclo delle vite nella carne).

giovedì 10 marzo 2011

Esoterismo

ESOTERISMO


Esoterismo è un termine generale per indicare le dottrine di carattere segreto i cui insegnamenti sono riservati agli adepti, ai quali è affidata la possibilità della rivelazione della verità occulta, del significato nascosto
Etimologia e senso comune del termine Questo termine deriva dal greco esoterikos (interno, dentro) e storicamente si riferisce ai sacri misteri presenti in tutti i paganesimi e nel cattolicesimo. In Grecia esistevano i misteri eleusini, orfici e dionisiaci. Nell'impero romano si diffusero pure quelli di Mitra e Iside.


Vi era il segreto e un gergo allegorico per nascondere le dottrine e preservarle dalla profanazione insieme coi riti collegati. Il centro dei misteri era l'iniziazione ovvero la liberazione dal corpo visto come prigione dell'anima. Infatti le religioni misteriche, come lo gnosticismo che ne fu una specie di infiltrazione nel cristianesimo, la cabala nell'ebraismo e il sufismo nell'Islam, credevano alla dottrina dell'ensomatosi e della preesistenza celeste dello spirito. Questo spirito considerato divino discendeva nel corpo e attraverso varie vite si purificava dal male fino a far ritorno alla patria celeste ed essere reintegrato tra gli dei. Il buddhismo ancor oggi parla della discesa dei devas sul monte Meru e della loro progressiva materializzazione.


Queste dottrine insegnavano che c'è una "scintilla divina" nell'uomo e che l'uomo è temporalmente limitato mentre la particella luminosa trascende il tempo. È la non-consapevolezza che conserva quella scintilla nello stato illusorio umano mentre è la consapevolezza che la libera facendola divenire perfettamente cosciente. La resurrezione era parte del mito dei misteri per cui vi era la morte allo stato umano e la nascita allo stato divino. Tutto questo veniva rappresentato con la morte del dio o del semidio e la sua resurrezione. Tra i mitraici si credeva che si dovessero vincere le potenze astrali per uscire dai loro lacci demiurgici e ascendere allo stato perfetto. I cabalisti lo chiamano Palazzo di Giustizia intendendo con "giustizia" l' equilibrio oltre le opposizioni. Il platonismo, il pitagorismo, il neoplatonismo sono tutte correnti misteriche. E nell'induismo sono presenti i misteri. Ma questo accade in svariati popoli.


Nel linguaggio filosofico, il termine "esoterico" caratterizza l'insegnamento riservato dagli antichi filosofi greci, specialmente da Pitagora e Aristotele ai soli discepoli, in contrapposizione ad exoterico, con il significato di "esterno", destinato cioè ai profani, ovvero a quanti non erano iniziati alla comprensione del linguaggio degli adepti. Exoteriche erano definite le lezioni della scuola peripatetica di più facile ascolto, da cui l'attributo passò poi alle opere aristoteliche destinate al grosso pubblico.


DEFINIZIONI NON SCIENTIFICHE:
Ogni autore di letteratura esoterica è detentore di una propria definizione del termine "esoterismo" (termine di coniazione piuttosto recente, dato che appare per la prima volta in una lingua moderna, il francese, nel 1828). Ognuno di essi indentifica l'esoterismo con una nozione particolare, dilatandone o restringendone il campo semantico a seconda delle proprie esigenze.
Per Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), fondatrice della Società Teosofica (1875), l'esoterismo è una "Dottrina Segreta", una sintesi di tutte le filosofie, di tutte le religioni, capace di svelare gli arcani dell'Universo e dell'Assoluto.


Per Rudolf Steiner (1862-1925), fondatore dell'antroposofia, l'esoterismo è una "scienza spirituale", un'investigazione dei mondi soprasensibili attraverso le facoltà della chiaroveggenza.
Per René Guénon (1886-1951) l'esoterismo è innanzitutto la "Tradizione Primordiale", ossia una dottrina metafisica universale la cui trasmissione si effettua soprattutto attraverso il linguaggio dei simboli. Secondo Guénon il contenuto di tale dottrina metafisica è reperibile, sebbene in forma alterata, nelle varie tradizioni religiose della storia, e più precisamente nel loro versante "esoterico" (la cabala per l'ebraismo, il taoismo per la religione cinese, il sufismo per l'Islam).


Per Omraam Mikhaël Aïvanhov (1900-1986) lo scopo dell'esoterismo o scienza iniziatica è quello di insegnarci a trasformare i nostri desideri inferiori e di entrare in comunicazione con il mondo divino per perfezionarci e aiutare tutta l’umanità. Secondo Aïvanhov, certe scienze quali l'alchimia, la magia, l'astrologia e la Cabala sono di difficile approccio e per capirle bene è consigliabile iniziare a studiarle nell'uomo, nelle sue attività quotidiane. Nel cibo troviamo l'alchimia, nella respirazione l'astrologia, nella parola e nel gesto la magia e nel pensiero la Cabala. Lo studio dell'esoterismo, precisa questo autore, non può essere separato dalla vita quotidiana.


L'esoterismo occidentale e la ricerca accademica È a partire dal secondo dopoguerra che gli storici delle religioni iniziano a prendere in esame i diversi ambiti della tradizione esoterica occidentale, fino ad allora ignorata dalla ricerca accademica.
Vengono così forniti contributi scientifici di rilievo, grazie ai quali si inizia ad apprezzare l'importanza quantitativa e qualitativa del corpus esoterico occidentale. Tra i maggiori artefici di questa svolta si devono menzionare Mircea Eliade per l'alchimia e lo sciamanesimo (Le Chamanisme et les techniques archaïques de l'extase, Paris, 1950; Forgerons et alchimistes, 1956), Gershom Scholem per la cabala ebraica (Major Trends in Jewish Mysticism, 1941), François Secret per la cabala cristiana (Les Kabbalistes chrétiens de la Renaissance, 1964), Frances Yates per l'ermetismo e il neoplatonismo del Rinascimento (Giordano Bruno and the Hermetic Tradition, 1964; The Occult Philosophy in the Elizabethan Age, 1979), Alexandre Koyré per la mistica e la teosofia tedesche (Mystiques, spirituels, alchimistes du XVIe siècle allemand, 1970), Charles Puech per lo gnosticismo e il manicheismo.


Tale fioritura di studi rese necessaria la creazione di una disciplina scientifica nuova, che si facesse carico di studiare l'esoterismo occidentale in quanto fenomeno storico-religioso a sé stante.


L'impulso alla costituzione di tale disciplina fu dato a Parigi, all'Ecole Pratique des Hautes Etudes, da François Secret, titolare fin dal 1964 della cattedra di “Storia dell’esoterismo cristiano”. A Secret successe nel 1979 Antoine Faivre, sotto la cui direzione la cattedra mutò nome, prendendo il titolo di “Storia delle correnti esoteriche e mistiche nell’Europa moderna e contemporanea”.
Nel 2002, con l’arrivo all’EPHE di Jean-Pierre Brach, il termine “mistiche” fu soppresso, e l’esoterismo divenne l’unico oggetto di studio della disciplina, i cui quadri concettuali portanti erano stati precedentemente definiti da Faivre in alcune importanti pubblicazioni. La fecondità di tale indagine scientifica è confermata dalla creazione di numerose cattedre in altri paesi, tra cui quella di Amsterdam (1999) e quella di Exeter in Inghilterra (2006).


Immagini relative a simboli esoterici