venerdì 11 febbraio 2011

Cosa succede dopo la morte

• L'aldilà: inferno e paradiso
Secondo le tre religioni monoteiste, al momento della morte l'anima della persona abbandona definitivamente il corpo e, con esso, la vita terrena, per ricongiungersi a Dio. Le concezioni dell'aldilà variano da una religione all'altra, e si modificano anche all'interno della medesima tradizione religiosa.


Il Pentateuco (l'insieme dei primi cinque libri della Bibbia) non precisa cosa succede alle persone dopo la morte, ma fa menzione di una resurrezione collettiva dopo il Giudizio. Solo in alcuni testi successivi viene elaborata la nozione dell'inferno. Così, per l' Ebraismo antico, l'anima del defunto raggiunge tutte le altre anime che riposano nel regno delle tenebre (o sheol). L'idea che la sorte ultraterrena degli individui si possa differenziare in base alla condotta che essi hanno tenuto in vita si afferma più tardi, quando - nel I secolo e.v. - alcune scuole di pensiero cominciano a sostenere che, dopo un soggiorno comune nello sheol, le anime dei giusti vengano condotte nei giardini dell'Eden, mentre quelle dei malvagi vadano all'inferno. Certe scuole ritengono che le pene dei dannati siano temporanee e purificatrici e che, una volta scontate, l'anima venga ammessa in paradiso. Vi sono tuttavia dei peccati la cui gravità condanna l'anima del colpevole alla dannazione eterna - almeno fino all'epoca del Giudizio finale.


Secondo il Cristianesimo i buoni vanno in paradiso, dove godono di uno stato di eterna beatitudine, mentre i malvagi vanno all'inferno, dove sono sottoposti a supplizi indicibili. I cattolici nel medioevo aggiungono un luogo intermedio, il purgatorio, dove i peccatori che si sono pentiti in vita subiscono dei castighi per espiare le proprie colpe e entrare in paradiso. I protestanti e gli ortodossi rifiutano il purgatorio.
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Secondo i Cristiani evangelici pentecostali   fin dai tempi del primo uomo e della prima donna, il mondo fu separato da Dio. E' stato il peccato a causare questa separazione. L'unica cosa infatti che ci separa da Dio e che porta alla morte spirituale è il peccato: perché "il peccato ci ripaga con la morte (spirituale)" (Romani 6:23). Cosa succede allora quando moriamo? La risposta è semplice: l'uomo ha un corpo materiale (quello fisico) e anche un corpo spirituale (lo spirito), ma l'unica cosa eterna è lo spirito. Il corpo muore e torna ad essere polvere, ma lo spirito rimane in eterno.Il vero dilemma allora è questo: dove andrà il mio spirito dopo che il mio corpo fisico muore? Se il mio spirito è eterno, dove passerò il resto dell'eternità: con Dio, o separato da Dio?
Esistono 2 casi: 
1) Senza il peccato.Se al momento della morte si è senza peccato vuol dire che si è uniti a Dio nello spirito, non c'è più alcuna separazione. Se si è uniti a Dio nello spirito, quando il nostro corpo muore, lo spirito andrà direttamente da Dio e si vivrà per l'eternità con Lui. Senza il peccato,si ha accesso alla presenza di Dio per sempre. Questa è la vita eterna, il poter vivere con Dio eternamente, insieme a Lui.
2) Con il peccato.Se invece quando si muore si è nel peccato, non si è uniti a Dio nello spirito e non si può riconciliarsi con Lui. Il peccato separa da Dio ("Le vostre iniquità hanno scavato un abisso fra voi e il vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere il suo volto così che non vi ascolti." Isaia 59:2) e non permette di vivere con Lui, perché Dio è Santo e non può convivere con il peccato. Morendo nel peccato, si è costretti a vivere per l'eternità separati da Dio.
Pubblicato da Legolas a 14:31
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Per Morte la Bibbia intende la separazione dell'anima dal corpo e l'introduzione dell'uomo del mondo invisibile. La Morte è il primo e l'ultimo effetto esteriore del peccato( I Corinzi 15.26)dal quale l'essere umano verrà salvato dal sacrificio sulla croce di Gesu' Cristo il Figlio di Dio che secondo i Cristiani evangelici pentecostali con tale sacrificio ha letteralmente abolito la morte portando la vita eterna per quanti accettano e credono in tale opera salvifica.Dopo la morte fisica vi è una resurezione che a differenza degli empi (coloro che sono morti senza credere) conseguirà l'incorruttibilità del corpo glorificato.
Da notare che nella dottrina evangelica pentecostale nè i credenti nè gli empi otterranno la ricompensa finale, entrambi vivranno in uno stadio intermedio in attesa della resurezione dei loro corpi.
Lo stadio intermedio dei giusti è di totale riposo (Apocalisse 14.13) di attività e di santità.
Mentre gli empi nel loro stadio intermedio attendono il loro giudizio finale che avverrà dopo il giudizio del TRONO BIANCO, quando la Morte e l'Ades saranno vuotate nel lago di fuoco(Apocalisse 20.14) 
Pubblicato da Legolas a 20:17
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L' Islam afferma che coloro che non credono in un unico Dio sono destinati a bruciare all'inferno. Quando una persona muore, la sua anima viene interrogata da due angeli, che le chiedono di recitare la professione di fede (shahada): se non è in grado di farlo, viene dannata. Nel giorno del Giudizio (l'ultimo giorno), gli esseri umani saranno giudicati da Dio: i meritevoli avranno la grazia di contemplare il volto di Dio.


• Il ciclo delle rinascite
Molte religioni ritengono che l'anima debba passare attraverso una lunga catena di reincarnazioni prima di raggiungere la liberazione, ovvero la cessazione del ciclo delle rinascite. La credenza nella trasmigrazione delle anime caratterizza le religioni di ceppo induista.


Gli induisti e i giainisti credono che alla morte ogni creatura si reincarni in un altro corpo, vegetale, animale, o umano. Lo scorrere delle esistenze è visto come un dramma dal quale si desidera liberarsi. La liberazione - o moksha - consiste nella scoperta dell'illusorietà della propria identità individuale (atman), per ricongiungersi con il brahman, che è l'Uno indivisibile.
Secondo i buddhisti, per 49 giorni dopo la morte l'individuo va errando tra il mondo dei morti e quello dei vivi; dopodiché il meccanismo del karma decide in quale corpo si reincarnerà. Come per gli induisti, l'obiettivo ultimo dei buddhisti è di porre fine al ciclo ininterrotto delle rinascite per raggiungere l'estinzione delle sofferenze, o nirvana.
Anche i sikh credono nella reincarnazione, tranne che per loro la liberazione non consiste nell'annullamento di sé, bensì nella ricongiunzione dell'anima con Dio. 


Secondo la fede Shintoista, lo spirito umano è eterno, proprio come i kami. Come nella maggior parte delle concezioni orientali l'aldilà è concepito dallo Shintoismo come una sorta di livello esistenziale superiore. Quando si muore dunque, per lo Shintoismo, si cambia semplicemente forma di esistenza, si accede ad un altro tipo di esistenza (vedi la sezione relativa ai kami particolari). Questa è la concezione più moderna.
Poiché lo Shintoismo è coesistito pacificamente con il Buddhismo per oltre un millennio è molto difficile separare le credenze buddhiste da quelle shintoiste. Si può dire che mentre il Buddhismo enfatizza la vita dopo la morte, lo Shintoismo enfatizza questa vita e la ricerca della felicità in essa, sebbene abbiano prospettive molto diverse sul mondo, la maggior parte dei giapponesi non vede alcuna necessità di riconciliare le due religioni e pertanto le pratica entrambe. Perciò è comune per molte persone praticare lo Shintoismo in vita ed essere comunque sepolte con un funerale buddhista.
Nello Shintoismo antico veniva ovviamente dato maggior peso alla mitologia. Si credeva in una serie di paradisi, già c'era quindi la concezione della pluralità esistenziale, anche se non espressa filosoficamente tra il popolo. Tra questi paradisi si annoverano: l'aldilà del cielo, l'aldilà Yomi, l'aldilà Tokoyo, l'aldilà delle montagne. Questi luoghi non sono descritti né come posti ameni né con caratteristiche infernali, ma come luoghi molto simili al mondo terrestre.

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